A un anno dall’insediamento della seconda giunta Falchi abbiamo intervistato Beatrice Corsi, assessora all’ambiente e alla transizione ecologica eletta con la lista Ecoló
Ecoló: Ciao Beatrice, grazie della tua disponibilità. Cominciamo dal primo giorno di scuola? Ci racconti come è stato l’impatto quando hai messo piede negli uffici da assessora?
I primi giorni sono stati molto emozionanti, volevo incontrare tutti e risolvere i problemi di tutti, ovviamente in un attimo. Sul primo obiettivo diciamo che sono stata subito “accontentata” perché le prime settimane sono state un susseguirsi di richieste di incontri da parte di cittadine e cittadini che volevano portare all’attenzione dell’Amministrazione piccoli o grandi problemi relativi ai temi più disparati. Ricordo mattinate tipo “ambulatorio del dottore” in cui ricevevo continuamente persone, credo ci fosse chiaramente anche un elemento di semplice curiosità. Sesto Fiorentino non è un piccolo paese ma ha dinamiche che ancora lo ricordano; gli Amministratori partecipano molto alla vita della città quindi, rispetto a realtà più grandi in cui il contatto con i/le cittadin* è meno forte, le persone sono avvezze a recarsi direttamente negli uffici o al palazzo comunale per parlare con gli Assessori o con il Sindaco. Lo trovo un aspetto molto bello della mia città. Sul secondo obiettivo, ben più ambizioso, ci sto lavorando… 🙂
Ecoló: Come è organizzato il tuo assessorato? Su quante persone e quali competenze puoi contare?
Il Servizio Ambiente è sotto il Settore Infrastrutture e Ambiente. Il Settore, che ha un suo Dirigente (ingegnere) comprende, oltre al Servizio Ambiente, anche i Servizi Lavori Pubblici, Mobilità/Viabilità e Manutenzioni.
Il Servizio Ambiente è poi organizzato da un Responsabile con posizione organizzativa (biologo), un Capo Ufficio (architetto) che segue la parte relativa al Verde Pubblico, un tecnico amministrativo (architetto) che segue progetti vari, un amministrativo (avvocato) che cura il front office e la parte relativa alla produzione degli atti quali delibere, ordinanze etc, un addetto (ex giardiniere comunale) che spesso è in giro sul territorio. Da luglio 2023, in totale controtendenza rispetto alle altre Amministrazioni, saranno assunti due giardinieri che saranno formati dall’ex giardiniere ora “tuttofare” e coordinati dall’architetto che segue il verde pubblico, cercando di ricreare un vero e proprio nucleo operativo che possa lavorare specificatamente sul verde, internalizzando così piccoli interventi e implementando le attività di controllo delle Ditte in appalto.
Ecoló: Nella vostra campagna elettorale avete preso sei impegni (https://www.ecoloitalia.it/firenze/argomenti/sesto2021/ ) (5+1) precisi. Proviamo a non fare come fanno tanti politici ma a tornare sugli impegni e capire a che punto siamo?
Il primo impegno riguarda la messa a dimora di alberi. La proposta di Ecoló è stata addirittura di 10 alberi nuovi al giorno! (https://www.ecoloitalia.it/firenze/2021/09/26/sesto-fiorentino-2026-gli-alberi-sono-i-nostri-migliori-alleati/) Dall’inizio del tuo mandato a questo punto Sesto dovrebbe avere 4 mila nuovi alberi! Cosa sta succedendo in realtà?
In realtà è stato più complicato di quanto pensavamo perché non è tanto il piantare nuove alberature ma l’attecchimento, la manutenzione e l’irrigazione delle stesse. Interventi importanti di forestazione sono infatti molto costosi da sostenere per un Comune da solo.
Se guardiamo gli interventi fatti da altre Amministrazioni spesso essi risultano finanziati da Bandi o rientrano in progetti speciali. Ho cercato così di far partecipare il nostro territorio a quanti più Bandi riuscissero a seguire gli Uffici. In questo anno abbiamo infatti dato in comodato d’uso gratuito 3 aree a 3 Associazioni che volessero partecipare ad un Bando molto interessante indetto dall’Istituto Soka Gakkai (Delibera n. 288 del 23/11/21). Uno dei tre progetti presentati, tutti volti alla realizzazione di interventi di riqualificazione di aree verdi che prevedessero nuove messe a dimora, è stato il primo non finanziato nella graduatoria nazionale. Un ottimo risultato che purtroppo non ha però intercettato i finanziamenti sul nostro territorio. Una seconda iniziativa è stata quella di contribuire, fornendo alla Città Metropolitana di Firenze, uno Studio di Fattibilità affidato esternamente (Delibera n. 359 del 6/12/22) affinché essa potesse partecipare ad un Bando del MITE mirato al finanziamento di interventi di forestazione urbana. Lo Studio prevedeva infatti la forestazione di oltre 4 ettari sul nostro territorio ma, purtroppo, la Città Metropolitana, raccogliendo le adesioni dei vari Comuni, non ha raggiunto la soglia minima di ettari per presentarsi al Bando. Certo, lo SDF comunque c’è, me lo tengo nel cassetto come prezioso investimento per il futuro, monitorando ogni eventuale occasione per intercettare qualche altro tipo di finanziamento.
Un’altra azione che ho provato in questo anno per incrementare il patrimonio verde di Sesto Fiorentino è la pubblicazione da parte dell’Ufficio Ambiente del “Bando Spazi Verdi” (https://comunesestofiorentino.traspare.com/news/5) per la gestione e la manutenzione ordinaria/straordinaria di alcune aree verdi critiche (ad esempio le rotonde) da parte di imprese e associazioni. In questo Bando abbiamo inserito alcune aree adibite alla forestazione urbana finalizzata anche alle certificazioni nei percorsi aziendali di “carbon neutrality”.
Inutile girarci intorno dunque: siamo piuttosto lontani dai 4mila alberi, a inizio anno ci saranno tuttavia una serie di nuove messe a dimora che andranno in parte a sostituire alcune alberature malate e in parte ad implementare il patrimonio arboreo di Sesto Fiorentino. Nel frattempo non mollo e continuo a lavorare sodo per avvicinarci all’obiettivo che ci eravamo prefissati!
Tutti gli atti relativi ai suddetti progetti sono consultabili con tutta la documentazione completa sull’ Albo Pretorio online del Comune.
Ecoló: La seconda proposta riguarda i rifiuti, su cui come assessora hai competenza, e la necessità di portare fino in fondo la strategia Rifiuti Zero, come rispondi a chi dice che il porta a porta a Sesto ancora non funziona? (https://www.ecoloitalia.it/firenze/2021/07/23/le-nostre-proposte-per-la-gestione-dei-rifiuti-a-sesto-fiorentino/)
I risultati raggiunti parlano da soli e confermano la bontà della scelta del passaggio al sistema di raccolta porta a porta, un percorso non facile perché ha presupposto un cambio importante nelle abitudini dei sestesi ma che sta dando risultati straordinari in termini di quantità e qualità della raccolta. Questo sistema, che sicuramente dobbiamo continuare a migliorare e affinare sulla base dell’esperienza accumulata, è stato comunque ormai accolto in generale dai sestesi con responsabilità e consapevolezza, a riprova di come il problema dei rifiuti riguardi tutte e tutti noi e tutte e tutti riguardino anche le soluzioni. Il dato della raccolta differenziata si attesta attualmente intorno all’84,5%. Nel 2021 la diminuzione del residuo indifferenziabile è passata da 9100 tonnellate a 6178, con una riduzione del 32% e il dimezzamento rispetto al 2019.
L’oltre 84% di quest’anno non è un traguardo raggiunto, è ovviamente una tappa verso obiettivi ancora più importanti per l’ambiente e per il nostro futuro. Per migliorare ulteriormente i risultati della raccolta sto mettendo a punto con l’Ufficio e con Alia una serie di “correttivi” che saranno attivi nel nuovo anno: una campagna che sensibilizzi sulla necessità di non conferire sacchetti con i rifiuti domestici nei cestini getta-carte, molteplici azioni di intervento con avvisi nei condomini più popolosi da parte degli Ispettori Ambientali, la collocazione di fototrappole nei territori maggiormente interessati da abbandoni abusivi di rifiuti, una campagna per la distribuzione della compostiera domestica e infine un progetto di ispezioni nell’area industriale con un Protocollo d’Intesa da redigere tra la Polizia Municipale e gli Ispettori Ambientali di Alia. Nel Programma di mandato abbiamo preso l’impegno di procedere con l’istituzione della tariffa corrispettiva e così faremo. Nel 2023 saranno pochi i Comuni, tutti più piccoli rispetto al nostro e con gestione TARI in capo ad Alia (Sesto ha una gestione interna), ad iniziare la sperimentazione ma nel prossimo gruppo di Comuni cercheremo di esserci assolutamente, facendo un “ragionamento d’area” con i Comuni a noi vicini.
Ecoló: Nella vostra campagna elettorale avete parlato molto di comunità energetiche e autoproduzione (https://www.ecoloitalia.it/firenze/2021/09/20/energia-di-comunita-breve-intervista-a-giulio-signorini/). Una proposta lungimirante fatta quando ancora nessuno immaginava un conflitto in Ucraina e il prezzo dell’energia alle stelle. Come vi state muovendo su questo? Che supporto trova oggi un sestese che vuole provare a far parte della comunità dell’autoproduzione di energia pulita?
Grazie al lavoro del nostro Consigliere sono stati approvati in Consiglio Comunale diversi atti per la conoscenza e la diffusione delle CER e, dietro nostro sollecito, è stato inoltre modificato il Regolamento Edilizio eliminando il limite dei 5 kW per permettere una maggiore diffusione dei pannelli fotovoltaici, dalle abitazioni private fino ai pergolati fotovoltaici su suolo pubblico.
Parallelamente sto portando avanti da qualche mese un progetto pilota di Comunità Energetica promossa dal Comune in cui l’Amministrazione stessa non solo partecipi con un proprio edificio ma sia anche socio fondatore. Siamo a buon punto ed entro inizio anno nuovo dovremmo riuscire ad annunciare la costituzione dell’Associazione per partire poi con il percorso di partecipazione.
Ecoló: Arriviamo a un punto caldo, visto che le polemiche sulle trasformazioni urbanistiche non si sono placate durante quest’anno, il vostro programma parlava di stop al consumo di suolo. Pensi che la giunta si sia mossa in contraddizione con questa visione? Cosa rispondi a chi dice che il Comune sta permettendo una speculazione nell’ex Ginori? (https://www.ecoloitalia.it/firenze/2021/05/10/le-nostre-proposte-per-il-poc/)
In questi mesi si è animato il dibattito nella maggioranza sulla adozione del nuovo Piano Operativo Comunale. Con il gruppo di Ecoló Sesto Fiorentino abbiamo, credo, contribuito fortemente sia l’anno scorso inviando contributi precisi e puntuali al POC (https://www.ecoloitalia.it/firenze/2021/05/10/le-nostre-proposte-per-il-poc/) che nei mesi recenti, con proposte costruttive sulle varie schede urbanistiche che secondo noi presentavano criticità. C’è da dire che il POC, che sarà presentato a breve alla cittadinanza da parte del Sindaco e dell’Assessore all’Urbanistica, mantiene saldo il principio dello zero consumo di suolo rispetto al Piano precedente. Chiaramente ci sono interventi pianificati da anni e richiesti a gran voce dalla stessa cittadinanza che comunque sono stati mitigati e migliorati agendo direttamente sulle schede. Abbiamo avanzato perplessità e sottolineato le criticità di alcune schede trovando apertura da parte del Sindaco e del resto della maggioranza. La partita non è chiusa e sarà possibile, attraverso il prossimo percorso di partecipazione e lo strumento delle “osservazioni”, rivedere alcuni interventi. Un tema che abbiamo affrontato in maniera approfondita è lo sviluppo del margine sud della città, compreso tra zona industriale Querciola e Perfetti Ricasoli: i lotti dei capannoni sono il completamento del progetto originario, bloccato per il futuro grazie alla cessione da parte del privato all’Amministrazione, di un importante lotto di terreno (2/3 circa della scheda) che sarà trasformato in uno degli ingressi al Parco della Piana. Con questa acquisizione si evita dunque che nei futuri piani, si saturi completamente l’area, pezzetto dopo pezzetto. A proposito di Parco, siamo determinati a sostenere il NO alla nuova pista di Peretola che andrebbe senza dubbio a porre una pietra tombale sul progetto del Parco della Piana in cui da sempre credo fortemente e che penso possa divenire anche un importante volano economico e di attrazione del nostro territorio. Dai dati del POC emerge inoltre una situazione tuttavia molto rincuorante che riguarda il verde del nostro territorio: il verde urbano è molto sopra gli standard rispetto alle altre città dell’area e la collina è stata negli anni tutelata, è un polmone fondamentale che vogliamo continuare a mantenere intatto senza inutili e dannose incursioni di cemento. Ma vengo all’area dell’ex Ginori. Mi spiace che il dibattito su una questione così complessa sia stato nel tempo ridotto a slogan e proclami, parlando appunto anche di speculazione. La politica è mediazione e credo che il Sindaco Falchi, in una situazione di tale complessità, sia stato bravo a tenere insieme tutto. Penso che il nostro territorio sia già molto pieno di supermercati e megastore ma credo anche che l’offerta, purtroppo, risponda anche alla domanda. Detto questo, se non fosse stata trovata questa mediazione probabilmente non ci sarebbero né la storica Fabbrica né lo stesso Museo, oltre al fatto che quell’area sarebbe già destinata a edilizia privata. Il Sindaco ha fatto il solco da Sesto al Ministero per contrattare e incontrare con i vari operatori economici che potessero essere interessati a “salvare” l’area, perché di questo si tratta. Un vero e proprio salvataggio. Detto questo la contrattazione è ancora in fieri per migliorare l’intervento, mitigarlo, efficientarlo a livello energetico e adibire più spazio possibili alle funzioni necessarie al Museo. Avrei preferito che in quell’area ci fosse una rigogliosa oliveta? Sicuramente sì. Avrei sacrificato Fabbrica, lavoratori, Museo e un pezzo della nostra storia senza tentare una soluzione di “salvataggio”? Sicuramente no. Occorre informarsi bene su come è andata la vicenda e leggerla laicamente con le lenti di un’onestà intellettuale che le cittadine e i cittadini sestesi meritano.
Ecoló: Il quinto punto si intitolava “Potere alle donne, donne al potere!” (https://www.ecoloitalia.it/firenze/2021/09/24/potere-alle-donne-donne-al-potere/). Forse su questo il fatto che sia stata una donna a rappresentare Ecoló in giunta ci dice che avete ottenuto qualcosa. Cosa ti ha insegnato quest’anno al potere riguardo a come possiamo coinvolgere e valorizzare le donne nelle nostre istituzioni pubbliche?
La questione di genere è più che mai attuale: solo il 14% dei Comuni italiani è amministrato da una donna. E ora, a livello nazionale, ci vediamo governare sì da una donna che è tutt’altro che dalla parte delle donne.
Un ulteriore smacco per tutta l’area del centro sinistra che negli anni non è riuscita ad investire in una leadership femminile e femminista! Troppo spesso le donne hanno ruoli gregari e non di leader. È sempre tutto un pò più difficile per noi, diciamolo.
La Giunta di Sesto ha una buona rappresentanza femminile, siamo 4 assessore e 3 assessori più il Sindaco. Ho un bambino piccolo e sono in attesa di due gemellini pertanto conciliare tutto non è facile ma mi sento molto supportata dal Sindaco e dalla squadra di governo che è tutta molto attenta alla questione femminile. Sono orgogliosa ed entusiasta del ruolo che ho l’onore di ricoprire e il gruppo di Ecoló Sesto Fiorentino, costituito da molte donne e rappresentato da due co-portavoce, un uomo e una donna, penso che possa contribuire ad un piccolo cambio di passo. La stessa nostra lista elettorale era formata da 13 donne e 11 uomini, un successo da questo punto di vista rispetto alla maggior parte delle altre realtà politiche. Uno dei primi atti che il Consigliere di Ecoló ha portato in Consiglio Comunale è stata proprio una mozione volta ad istituire il Bilancio di Genere, un vero e proprio strumento contabile che ha come risultato quello di certificare se un Comune adotta o meno politiche a favore delle donne. Gli Uffici ci stanno lavorando. C’è molto da fare ma, anche a livello locale, credo che sia possibile fare la nostra parte e annaffiare il seme del cambiamento, piano piano, giorno dopo giorno. Una iniziativa cui daremo gambe nel 2023, ma su cui stiamo già lavorando in tandem con la Consigliera alle Pari Opportunità, è quella dell’intitolazione di diversi spazi verdi della città a donne che hanno lasciato un segno importante culturale, sociale e politico sul nostro territorio.
Ecoló: L’ultimo dei vostri punti, il sesto punto, lo avete scelto dopo una campagna di ascolto dei sestesi. Si tratta di una proposta semplice ma che necessita di copertura finanziaria: l’inclusione di Sesto Fiorentino nell’area fiorentina nella quale l’abbonamento all’autobus urbano consente l’utilizzo anche del treno (https://www.ecoloitalia.it/firenze/2021/09/28/il-sesto-punto-per-sesto/) a che punto siamo su questo?
Il biglietto Unico Metropolitano rimane in fase di sperimentazione. Chiaramente, essendo un’operazione che coinvolge più Comuni, si tratta di un intervento di area che l’Amministrazione sestese sostiene rinnovando anche per quest’anno lo stanziamento di risorse da destinare al progetto che tuttavia rimane da affinare e rendere stabile. Non seguo in prima persona la questione non essendo il mio Assessorato il settore competente ma con l’Assessora di riferimento ci interfacciamo spesso sul tema. Credo che estendere, anche a fronte di una piccola revisione dei prezzi di biglietti e abbonamenti, la validità dei titoli di viaggio a tutta l’area metropolitana sia un segno di civiltà che non possiamo più rimandare. Sul fronte degli accorgimenti da prendere, sempre a livello di area, per il miglioramento della qualità dell’aria il mio Assessorato, con il tecnico di riferimento del Servizio Ambiente, segue da mesi il tavolo intercomunale coordinato dalla Regione, sulla qualità dell’aria nell’agglomerato fiorentino. Se per il PM10 la situazione sembra un po’ migliorata (anche se c’è poco da cantare vittoria…), per quanto riguarda il biossido di azoto siamo sempre ampiamente sopra limite e, dato che la Regione ha un po’ di risorse da ripartire tra i Comuni per applicare alcuni correttivi sui territori, ha chiesto ai Comuni stessi indicazioni in merito. Con il Servizio Ambiente abbiamo individuato e comunicato alla Regione una serie di indirizzi che secondo me sarebbero molto utili alla causa, in primis proprio rafforzare l’utilizzo di tutti i mezzi pubblici con un unico biglietto. Oltre a questo abbiamo proposto di prevedere incentivi importanti sia per l’acquisto di abbonamenti ai mezzi pubblici che un vero e proprio Piano di Azione per lo sviluppo della Mobilità Ciclistica con varie linee di intervento tipo incentivi per l’acquisto di e-bike e un sistema di ulteriori incentivi per l’uso della bici negli spostamenti sistematici con concessione di “crediti” correlati alla fruizione di servizi di mobilità dolce. Sempre riguardo all’uso della bici una delle proposte è anche la realizzazione di un sistema di infrastrutture e servizi per la sosta delle biciclette (es. realizzazione di una serie di velostazioni in corrispondenza di Stazioni/Fermate ferroviarie urbane e della rete tranviaria o la realizzazione di una rete diffusa di bike-box). Oltre a questi correttivi sono stati definiti inoltre incentivi per la sostituzione di veicoli inquinanti sia per i privati che per le Amministrazioni Comunali nonché la stipula di accordi con grandi aziende dotate magari di Mobility Manager per incentivare la conversione dei mezzi aziendali, l’acquisto di abbonamenti ai mezzi pubblici per i dipendenti e l’installazione di colonnine elettriche. Come Amministrazione abbiamo avanzato inoltre la proposta di messa a disposizione da parte della Regione di un budget per acquisto o affitto trentennale di terreni per effettuare nuove messe a dimora, vista la penuria di terreni comunali.
Bene il Biglietto Unico Metropolitano da sostenere e rafforzare ma occorre che tutte la Amministrazioni agiscano, di concerto, per l’attuazione di misure coordinate per il risanamento della qualità dell’aria. Su queste idee e proposte sicuramente il nostro Comune ha fatto la sua parte e spero che siano sostenute e adottate dalla Regione.
Ecoló: C’è qualcosa di inaspettato e bello che si sta realizzando di cui ci vuoi parlare?
Grazie ad una donazione sarà prossimamente realizzato un bellissimo GIARDINO DELLE API, un’area dedicata alle “regine della biodiversità”. Sarà collocata al Parco degli Etruschi una casa per 2 o 3 famiglie di api, saranno piantate specie arbustive, fiori e alberi da frutto di cui sono ghiotte e saranno realizzate, in collaborazione con associazioni di apicoltori, attività in loco e nelle scuole per famiglie e studenti che vorranno conoscere l’importanza di questi bellissimi insetti impollinatori così importanti per la nostra sopravvivenza nel mondo. Motivo di soddisfazione, risalente giusto a qualche settimana fa, è per me aver partecipato alla realizzazione del “Giardino della Pace” nel Parco dell’Oliveta con la messa a dimora, assieme all’Associazione Per un Mondo Senza Guerre e alle associazioni pacifiste del territorio, di un albero di kaki diretto discendente di una pianta sopravvissuta ai bombardamenti di Nagasaki. Una piccola azione che ci ha permesso e ci permetterà di approfondire nei prossimi mesi una riflessione sul messaggio forte di pace universale tra i popoli di cui, oggi più che mai, si sente fortemente il bisogno. Alla piantumazione erano presenti molte bambine e bambini con le loro insegnanti che hanno “abbracciato” la pianta con grandi bandiere e pensieri di pace. E’ stata una mattinata molto emozionante che porterò nel cuore come un ricordo speciale di quest’anno.
Sono infine particolarmente contenta di aver intavolato in questo anno due collaborazioni molto interessanti che non erano mai state fatte a Sesto e che riguardano la conoscenza e la fruizione degli spazi verdi: una con Verdiana Network e l’altra con Wander&Pic. Con i primi abbiamo realizzato, per il 2022 e il 2023, un calendario di incontri laboratoriali nei Parchi e nei Giardini con “esplorazioni botaniche” divertenti per famiglie con bambini dai 3 anni in su. Con Wander&Pic invece abbiamo realizzato un affascinante giardino di tulipani variopinti che hanno colorato e fatto conoscere a tutta la città il poco conosciuto Giardino del Bardo; in questa occasione la bellezza della natura si è perfettamente incontrata con una serie di piccole iniziative culturali all’aperto quali conferenze, piccole performance di teatro e musica. Alla fine del progetto, i bulbi rimasti nel terreno sono stati regalati, spiegando come conservarli, alle classi delle scuole infanzia e primaria che ne hanno fatto richiesta e che proprio in questi giorni li stanno ripiantando nel giardino della propria scuola, creando così un giardino diffuso per riflettere insieme sul prezioso concetto di “cura”. Credo che le due collaborazioni siano state anche due bei modi per conoscere, valorizzare e amare gli spazi verdi del nostro territorio. Sono contenta che i sestesi abbiano colto con entusiasmo entrambe le iniziative che, quindi, proseguiranno anche per il prossimo anno!
Ecoló: Qual è stato invece il motivo di più grande frustrazione in questi 12 mesi?
La lentezza delle procedure amministrative anche, anzi, soprattutto per le questioni semplici da risolvere. La Pubblica Amministrazione è ontologicamente un bradipo e, soprattutto nei primi mesi, per me è stato molto faticoso adeguarmi ai ritmi lenti delle procedure…
Ecoló: Le proposte elettorali sono sempre altisonanti e spesso complicate da trasformare in azioni politiche. Ora che sei assessora e che conosci potenzialità e limiti dei meccanismi in cui agisci, c’è un impegno preciso che ti senti di prendere per i prossimi 12 mesi di mandato?
Come detto prima non è facile lavorare alle nuove messe a dimora. Occorrono soldi non solo per piantare ma anche per mantenere le piante negli anni, garantirne il corretto attecchimento e…avere l’acqua per annaffiarle viste le stagioni sempre più torride!
Da luglio 2023 il Servizio Ambiente sarà strutturato dando “spazio” al verde pubblico che assumerà una importanza maggiore anche grazie all’internalizzazione di un nucleo di giardinieri comunali che selezioneremo a inizio anno nuovo. In controtendenza rispetto a praticamente la totalità delle altre Amministrazioni, pensiamo sia importante avere sul territorio persone pronte ad effettuare piccoli interventi e curare il patrimonio arboreo sempre più in sofferenza per le ragioni climatiche che sono sotto gli occhi di tutti. Penso sia una operazione “rivoluzionaria” e di cui spero a breve di poter dare comunicazione ufficiale.
Buon lavoro e grazie per la tua disponibilità!
Ecolo’: per prima cosa grazie per la disponibilità a raccontarci cos’è Marea Ecologista! Ti conosciamo bene per la tua attività come verde prima e poi come una delle figure più influenti in Italia sui temi dell’economia circolare. Vuoi raccontarci qualcosa in più di te? Qual è il percorso di vita che ti ha portato a lanciare il progetto Marea Ecologista?
Rossano Ercolini: Non c’è dubbio che il movimento rifiuti zero nella sua articolazione che coinvolge comitati, associazioni, ma anche 330 comuni italiani e numerose imprese innovative rappresenti uno dei pochi esempi vincenti di scenari ambientalisti materializzati in “buone pratiche”. Ma questo risultato per estendersi e divenire irreversibile deve confrontarsi con le problematiche più complessive legate alla “crisi ecologica globale” sempre più drammatica. Per questo qualsiasi movimento che si occupa di tematiche ambientali non può non porsi il problema della “governance” e cioè di come rispondere in termini operativi e progettuali alla sfida della transizione- rivoluzione ecologica. In altri termini è ineludibile da parte della politica porre al centro quale “madre di tutte le questioni” la “questione ambientale”. E poiché le forze politiche tradizionali (ma anche i 5 stelle al di là di meritevoli eccezioni di singoli deputati/senatori) nei fatti dimostrano di “rimuovere” tale centralità occorre porre all’ordine del giorno l’obiettivo di una “costituente ecologista” che rappresenti una sorta di “sbocco al mare” per tutti quei percorsi, piccoli e grandi che dai territori invocano una svolta ecologica;
Siamo ad un BIVIO. Non esiste un PIANO B: o sapremo imboccare la via di una pacificazione con il Pianeta o il nostro modello di “civilizzazione” collasserà innescando una sorta di lunga “agonia” di un sistema che continua a trattare il Pianeta come una specie di supermercato da cui prelevare senza sosta. Non a caso le nuovissime generazioni hanno ben percepito la sfida radicale in atto attraverso il movimento di Greta e dei Fridays for Future. Ovviamente ci sono ancora margini importanti per fornire risposte positive, ma non abbiamo troppo tempo per farlo.
Ecolo’: In questi anni come si è mossa Zero Waste Italia? Quali sono i risultati di cui sei più orgoglioso realizzati a livello locale e nazionale? C’è qualcosa che, invece, tornando indietro faresti diversamente?
RE: Zero Waste è un movimento di successo. Basti pensare che alla sua nascita nel 2003 la raccolta differenziata arrivava al 17% su scala nazionale mentre oggi supera il 63%. Questi risultati che non sono certo tutti ascrivibili al nostro movimento non sarebbero stati nemmeno immaginabili senza il lavoro immane di disseminazione di trasferimento delle conoscenze dal basso svolto da Zero Waste che rappresenta davvero un esempio concreto di “scienza dei cittadini” e di “apprendimento dal basso”. La sconfitta dell’inceneritore di Case Passerini di Sesto Fiorentino rappresenta davvero una pietra miliare di questo percorso. Certo si può fare sempre meglio, ma se mi guardo indietro dico che non solo non abbiamo fatto errori significativi, ma addirittura in certi momenti abbiamo saputo “camminare sull’acqua” connettendo il NO ad inceneritori e discariche con i SI’ a concrete soluzioni di riduzione, riuso riciclo degli scarti;
Ecolo’: L’IPCC, il gruppo di scienziati che lavora per l’ONU sui cambiamenti climatici, ha dato più volte l’allarme lanciando di recente l’ultima chiamata per salvare l’ecosistema globale. Quali pensi che siano le azioni prioritarie che l’Europa e l’Italia dovrebbero compiere?
RE: Certamente la sfida più importante della transizione ecologica è quella di passare da un modello lineare dissipativo ed insostenibile (estrazione, produzione, distribuzione, consumo e smaltimento) ad un modello circolare basato sul rispetto dei cicli e dei tempi di rigenerazione naturali. Anche dal punto di vista geopolitico la sfida è passare da un modello basato sullo sfruttamento degli idrocarburi ad un modello tecnologico avanzatissimo basato sui “nuovi materiali rappresentati dalle terre rare” attualmente concentrate nelle mani della Cina (al 90% della commercializzazione) proprio nell’era che gli analisti chiamano della “raw material scarcity” e cioè della scarsità delle materie prime indotte dalla competizione globale dei colossi dell’economia mondiale (non solo USA ed Europa ma soprattutto Cina, India, Indonesia, Brasile ecc). La sfida anche in termini sociali può essere vinta considerando i “vecchi rifiuti” (pensiamo ai Rifiuti elettrici ed Elettronici) quali “miniere urbane” da cui estrarre preziose materie prime sempre più introvabili in natura;
Ecolo’: Il Governo Draghi ha per la prima volta un ministro per la Transizione Ecologica. Una svolta nella definizione di un ministero che, per essere efficace, non può chiaramente occuparsi solo di ambiente. Pensi che il Governo stia mantenendo le aspettative? C’è qualcosa che si poteva fare o fare meglio?
RE: Il Governo Draghi non si muove in questa direzione. In particolare il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani non solo appare inadeguato ed anche estremisticamente aggressivo nei confronti dell’ecologismo ma risulta deliberatamente ostaggio delle lobby del petrolio e della parte più arretrata di Confindustria assumendone spesso le fraseologie e i simboli. Aver rispolverato la “necessità” del nucleare non solo è un’offesa a tutto il popolo italiano che con il referendum ha seppellito quello scenario ma appare “fuori tempo” visto che per esempio la Germania sta smantellando le proprie centrali. Quali priorità? Mettere a sistema l’economia circolare finanziandola non con gli spiccioli del PNRR, ma in modo massiccio con la prospettiva strategica di una riconversione della nostra industria manifatturiera che ha bisogno come il pane di materie prime da estrarre dagli scarti e da sottrarre alle speculazioni in atto sul mercato energetico e delle materie prime;
Ecolo’: Parliamo di Marea Ecologista. Per noi ecologismo non significa solo de-carbonizzare il sistema produttivo o ridurre i rifiuti, crediamo che ecologia voglia dire anche valorizzazione delle diversità e quindi protezione dei più deboli. Sei d’accordo?
RE: Dal punto di vista strategico (vedi il mio ultimo libro IL BIVIO edito da Baldini e Castoldi) la contraddizione principale in atto è rappresentata dai modelli di civilizzazione umani basati su prelievi senza limiti e i cicli naturali dai quali è dato prelevare rispettandone però i tempi di rigenerazione. Quindi si potrebbe dire che la contraddizione principale di questo passaggio storico è tra UOMO E NATURA. Questo non significa che all’interno di questa contraddizione principale non ne risiedano altre a partire da quella “sociale”. Temi come il riscaldamento globale o della desertificazione dei suoli non solo muovono dalla contraddizione principale di cui prima, ma innescano anche migrazioni bibliche legate all’impoverimento di masse crescenti di popolazione. Con la pandemia (che l’ONU dichiara essere l’effetto dei livelli di coartazione della biodiversità) questo processo si è addirittura accelerato. Difesa dell’ambiente e lotta per la giustizia sociale sono inscindibili;
Ecolo’: Il 27 novembre vi siete trovati a Firenze, presto vi incontrerete a Milano, cosa ci dobbiamo aspettare da Marea Ecologista?
RE: Dopo il riuscito incontro del 27 novembre appare sempre più urgente costruire uno spazio aperto in cui far convergere tutte le energie ecologiste senza settarismo ma con instancabile spirito inclusivo. Non si tratta di affermare in modo surrettizio “paternità” e merito, ma semmai fornire “dispositivi” dove questo processo possa avvenire soprattutto dal basso. Ecco il senso della proposta avanzata da Zero waste di una Costituente Ecologista dove ogni soggetto piccolo o grande possa avere piena “cittadinanza” e valorizzazione. Sono sicuro che anche la imminente assemblea di Facciamo Eco (www.assembleaecologista.org n.d.r.) andrà in questa direzione. Ne attendiamo i risultati per sviluppare insieme a tutti i partecipanti gli sviluppi.
Ecolo’: Anche noi siamo convinti che in Italia manchi una rappresentanza adeguata della visione ecologista nel panorama politico. Il grande tema che vediamo per i prossimi mesi è come sia possibile mettere attorno a un tavolo tutto l’ecologismo politico per costruire una lista in grado di rappresentare gli ecologisti in parlamento. Avete in mente una road map? Chi sono i soggetti con cui immaginate di avviare un confronto?
RE: In questo senso la Road Map immaginata attraverso la proposta di Costituente Ecologista come già detto si intreccia con quanto avverrà anche dal lavoro di tanti altri soggetti locali e nazionali. Guai a chiudere! Il “gioco comunicativo” deve prevedere orizzonti apertissimi ed inclusivi. Ovviamente basati su progetti e proposte programmatiche condivise. Zero Waste chiede a tutti i soggetti in gioco di assumere in modo ufficiale la strategia rifiuti zero. Rifiuti Zero, dal canto suo si impegna a portare i propri contributi anche su altri aspetti della “questione ambientale” che come sappiamo non può essere ridotta a somma seriale di “questioni settoriali” (approccio sistemico);
Ecolo’: Conosci, come noi, aspetti non edificanti della storia dell’ecologismo politico in Italia. Noi abbiamo spesso avuto l’impressione che all’interno della Federazione dei Verdi mancasse una massa critica di persone tale da rendere possibile una dialettica interna e un ricambio di dirigenza. Vedi anche tu questo problema? Pensi che sia una caratteristica inevitabile dei piccoli partiti? Hai in mente dei meccanismi in grado di disinnescare questi circoli viziosi?
RE: I Verdi italiani, soprattutto nella seconda parte degli anni ’90 si sono trasformati da realtà in “movimento” con buone capacità di rigenerazione in “ceto cristallizzato” e giocato in funzione delle mire di visibilità e di carriera di singole personalità. Ciò ha portato per esempio gli assessori regionali verdi (vedi la Toscana) a sostenere la fallimentare politica della “termovalorizzazione” poi sconfitta dal movimento Rifiuti Zero. Per evitare questa degenerazione occorre curare i sistemi di trasparenza e di selezione soprattutto dei gruppi dirigenti e delle candidature. Occorre innanzitutto legare questi alle capacità dimostrate, agli obiettivi e alle vittorie raggiunte, ai livelli di effettiva promozione di cittadinanza attiva innescati. Non è tollerabile che l’ecologismo da necessità politica divenga una sorta di autobus su cui far salire improvvisazione, carrierismo, sete di potere. Anche la formazione diviene parte prioritaria di questo approccio teso ad “estrarre” il meglio dai soggetti sociali disponibili ed interessati alla Rivoluzione Ecologica;
Ecolo’: Noi consideriamo che un partito ecologista italiano debba nascere necessariamente all’interno della cornice del Partito Verde Europeo. Tu sei in contatto con i Verdi Europei? Come vedono la vostra iniziativa?
RE: In realtà i miei contatti con il partito Verde europeo si riducono a momenti sporadici di confronto e sono mediati per esempio dalla collaborazione con la parlamentare Eleonora Evi con la quale Zero Waste si è spesso positivamente rapportata sui temi del PNRR e del principio “Non arrecare pericoli significativi all’Economia Circolare”. Sono stato poi invitato due volte a far parte di forum dai livelli europei del Partito Verde che mi sembra stia seguendo con attenzione ciò che sta avvenendo in Italia probabilmente per evitare gli errori del passato che vedono in Italia percentuali molto basse per il soggetto politico ecologista a differenza di ciò che mediamente avviene nell’Europa continentale.
Per quanto mi riguarda ritengo che anche proprio dal punto di vista di Zero Waste il confronto positivo con una forza che è al governo per esempio in Germania sia un fatto stimolante che debba spingere tutti a muoversi nel solco di una collaborazione che connetta i livelli locali con quelli globali europei e comunque fuori da schemi autoreferenziali e localistici.
Ecolo’: Nel ringraziarti per la tua attenzione cogliamo l’occasione per invitarti il 5 Febbraio a Firenze per la nostra Assemblea Ecologista, un tentativo molto simile al vostro che parla al mondo delle associazioni e delle liste civiche ma con cui forse vi farà piacere confrontarvi alla ricerca di una sintesi.
Il 20 Novemre a Roma si è svolta la prima assemblea nazionale dell’Alleanza per la Transizione Ecologica. Un altro pezzo del mondo ecologista che si mette in moto in vista delle elezioni parlamentari del 2023. Abbiamo intervistato Danilo Bonato del Comitato di Coordinamento dell’Alleanza.
Ecoló: Per prima cosa grazie per la disponibilità a raccontarci cos’è l’Alleanza per la Transizione Ecologica!
Danilo Bonato: Grazie a Voi per l’ospitalità!
Ecoló:Volete raccontarci qualcosa in più di voi? Qual è il percorso di vita che ti ha portato a essere coinvolto nell’Alleanza per la Transizione Ecologica?
Danilo Bonato: Opero nel settore ambientale da circa 15 anni e dal 2010 mi occupo professionalmente di economia circolare, sia a livello europeo che nazionale. Il mio lavoro mi porta spesso a confrontarmi con il mondo della politica dove, a prescindere dalla indubbia qualità di alcune persone, esiste una evidente difficoltà a procedere con il passo giusto nel fare le riforme in senso ecologico di cui l’Italia avrebbe bisogno. Purtroppo, la scena politica italiana è dominata da soggetti nati e cresciuti con finalità e visioni che non colgono i profondi cambiamenti della nostra epoca, che non sono in grado di recepire e di sostenere un cambiamento di tale portata storica con la determinazione e le competenze necessarie. Tendono a trascurare i contenuti strategici della transizione ecologica, a porli in lunghe liste con un po’ di tutto, dove rimangono in secondo piano, perdendo di efficacia. Per questo, insieme ad un gruppo di amici, giovani appassionati, esperti di sostenibilità, manager della green economy, esponenti della università e della ricerca, abbiamo deciso di creare l’Alleanza per la Transizione Ecologica.
Ecoló: L’IPCC, il gruppo di scienziati che lavora per l’ONU sui cambiamenti climatici, ha dato più volte l’allarme lanciando di recente l’ultima chiamata per salvare l’ecosistema globale. Quali pensi che siano le azioni prioritarie che l’Europa e l’Italia dovrebbero compiere?
Danilo Bonato: L’Unione Europea, pur rappresentando una quota limitata delle emissioni mondiali di gas serra, è il primo mercato mondiale, ha un peso economico rilevante a livello internazionale e le capacità per vincere la sfida della neutralità climatica, trasformandola in rilancio anche economico di un modello decarbonizzato, competitivo e capace di generare miglior benessere e maggiore occupazione: un vero e proprio Green Deal. In questo modo, con opportune iniziative anche a livello internazionale per limitare i danni della concorrenza dei paesi ritardatari, l’Unione Europea può guidare il cambiamento conquistando una posizione di vantaggio e costringendo i ritardatari ad inseguire. La Commissione europea ha adottato un pacchetto (Fit for 55) di 13 misure, fra regolamenti e direttive per raggiungere la riduzione netta dei gas serra del 55% al 2030 rispetto al 1990 e la neutralità climatica al 2050. L’Italia, contrariamente a quanto hanno dichiarato numerosi esponenti politici italiani, deve essere in prima fila non per indebolire questo pacchetto di misure nel suo iter di approvazione col Parlamento europeo e con il Consiglio europeo dei governi, ma per migliorarlo e rafforzarlo nella revisione delle Direttive sull’aumento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Ecoló: Che ruolo dovrà giocare l’Italia nel contesto internazionale? Le grandi sfide del nostro tempo sono globali: crisi climatica, pandemie, povertà, migrazioni, solo per citarne alcune. Occorrerebbe una politica estera attiva, con un’Italia forza propulsiva dei valori dell’Unione Europea, dell’Agenda 2030 dell’ONU e dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
Danilo Bonato: L’Italia dovrebbe spingere per un’Unione Europea più forte, più unita e capace di agire con efficacia sul fronte non solo del commercio internazionale, della concorrenza, ma anche su quello politico dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.
Ecoló: Il Governo Draghi ha per la prima volta un ministro per la Transizione Ecologica. Una svolta nella definizione di un ministero che, per essere efficace, non può chiaramente occuparsi solo di ambiente. Pensi che il Governo stia mantenendo le aspettative? C’è qualcosa che si poteva fare o fare meglio?
Danilo Bonato: Non basta cambiare nome ad un Ministero per fare la transizione ecologica. L’idea di unire in un unico dicastero competenze sul clima e sull’energia è buona ed è stata adottata in molti altri paesi prima di noi, ad esempio in Gran Bretagna. Ma l’attuale organizzazione del MITE non pare sia tesa a cogliere questa opportunità. Di fatto pare che nella fusione a freddo di personale e strutture del MISE e del MATTM quelle relative al primo dicastero abbiano prevalso. Il timore è che il riferimento istituzionale del terzo settore ambientalista venga meno. E questo rischia di essere una cosa seriamente non positiva.
La transizione ecologica riguarda una trasformazione radicale della nostra economia, della nostra società e del nostro modello di sviluppo. Andrebbe indicata quale effettiva priorità del governo, come un’opportunità per il Paese, desiderabile e in grado di generare benessere e migliore qualità della vita. Invece, col passo delle misure vigenti, comprese quelle – insufficienti – previste dal PNRR, l’Italia non coglie l’opportunità di essere un front runner. Nelle politiche largamente prevalenti la crisi climatica è ampiamente sottovalutata, riceve attenzioni sporadiche e riferimenti formali ai quali non corrispondono scelte adeguate. In Italia si stenta a cogliere la portata della grande crisi climatica, come grave minaccia per il nostro presente e per l’immediato futuro, dalla quale dipende in larga parte la nostra prosperità. È necessario alimentare una efficace comunicazione per aumentare la consapevolezza e la partecipazione dei cittadini alla sfida climatica globale evidenziando come essa richieda il protagonismo e la responsabilità di tutti: solo se noi facciamo la nostra parte, se l’Italia fa la sua parte, se sostiene e rafforza l’impegno dell’Europa, possiamo coinvolgere anche altri Paesi e spingere i ritardatari a muoversi. Accelerare l’impegno per il clima consente di guidare un cambiamento globale, di aumentare innovazione, investimenti e nuova occupazione. Per attuare la transizione alla neutralità climatica sono necessarie alcune scelte strategiche che in Italia stentano ad essere definite e attuate con convinzione per un quadro di forze politiche complessivamente inadeguate. Per cambiare passo verso la transizione ecologica in Italia sono indispensabili maggiore consapevolezza della portata epocale di questo cambiamento e una cultura politica all’altezza di questa sfida, in grado di definire, sostenere e realizzare riforme in tutti i settori decisivi per la qualità sociale ed ecologica, per lo sviluppo, le politiche pubbliche e i diritti delle persone. Queste riforme devono avere un solido riferimento nella sostenibilità ecologica e sociale.
Ecoló: Nel vostro gruppo ci sono molti imprenditori. Questo secondo noi è molto interessante, perché fino ad adesso – ci è sembrato – che il mondo ambientalista si sia rivolto solo ai consumatori, chiedendo loro di cambiare le preferenze per spingere le imprese a fare altrettanto. Quali sono le azioni che le imprese possono adottare per accelerare la Transizione Ecologica? Cosa potrebbe fare per favorire una vera transizione?
Danilo Bonato: La green economy italiana è una realtà consistente e in continuo sviluppo. Conosciamo esperienze di imprese di successo che sono cresciute, espandendo fatturati e aumentando profitti, con attività di valore ambientale e puntando sulla qualità ecologica. Disponiamo di conoscenza, di capacità e di tecnologie per fare grandi passi avanti nella decarbonizzazione mantenendo e aumentando la competitività economica. La green economy – l’economia circolare, attenta alla tutela del clima e del capitale naturale – non è solo un’idea più convincente della decrescita ma è un’economia reale, in grado di produrre risultati importanti e documentati. La transizione ecologica deve e può avvenire nel contesto di un’economia di mercato che punta alla crescita, non potrebbe essere altrimenti nello spazio Europeo dell’unione. Abbiamo verificato che molti cambiamenti ecologici e sociali si possono realizzare nelle economie di mercato anche se sappiamo che lasciar fare solo al mercato non può essere sufficiente a risolvere i problemi complessi che abbiamo davanti a noi. Pensiamo quindi che, per essere realizzata con successo, la transizione ecologica giusta debba appoggiarsi su un’economia di mercato sociale ed ecologica, con forti indirizzi politici, grandi investimenti, privati e pubblici, in particolare nella ricerca e nell’innovazione, adeguati strumenti economici e fiscali e una buona ed efficace regolazione normativa.
In questo processo di transizione le imprese hanno un ruolo importante. Molti di noi hanno con il mondo produttivo rapporti consolidati. E cerchiamo con le imprese un dialogo e un rapporto di collaborazione per realizzare gli obiettivi della transizione ecologica. Riteniamo prioritario approfondire tale rapporto in questo progetto politico in particolare con le imprese core-green e go-green. Le prime producono beni e servizi ambientali o di prevalente interesse ambientale che sono già consistenti e in crescita e che possono essere in prima fila nel promuovere la transizione ecologica. Le imprese go-green pur non producendo beni o servizi ambientali, hanno fatto una scelta ecologica di fondo, non solo di immagine e di comunicazione, ma che si traduce in decisioni operative concrete e con effetti rilevanti di riduzione delle emissioni di gas serra e della propria impronta ecologica.
Ecoló: Allo stesso tempo, cosa ha da rimproverarsi il mondo delle imprese?
Danilo Bonato: A mio avviso l’idea che il mondo delle imprese sia compattamente contrapposto alla svolta climatica ed ecologica è ormai superata (si veda ad esempio il crescente fenomeno delle imprese Benefit e le certificazioni BCorp). Potremmo stare a recriminare all’infinito sui ritardi con cui alcuni settori hanno intrapreso la strada della sostenibilità, sulle resistenze di alcuni comparti industriali al cambiamento, sull’atteggiamento passivo di alcune realtà imprenditoriali. Ma non pare particolarmente costruttivo. Allora, guardiamo avanti e ragioniamo su quello che occorre fare. Esistono enormi opportunità di mercato per beni e servizi che costituiranno la parte cruciale dell’economia della transizione. E se la direzione tracciata dal Fit for 55% della commissione EU (ad esempio con la proposta di Carbon Border Adjustment Mechanism) sarà decisamente intrapresa, le imprese Europee potranno prosperare in un’area economica in cui il valore ambientale sarà riconosciuto.
Ecoló: Le istituzioni potrebbero facilitare la svolta green delle imprese in qualche modo? Quali sono i rischi di deregolamentazione e semplificazione?
Danilo Bonato: Il difficile funzionamento delle istituzioni, unitamente alla lentezza della macchina amministrativa della pubblica amministrazione e agli adempimenti burocratici che sono molto cresciuti negli ultimi decenni, rappresentano un ostacolo per lo sviluppo del paese e quindi per la svolta green delle imprese. Gli operatori economici e i cittadini vivono immersi in un mondo di regolamentazioni complicate e contraddittorie e sopportano costi spesso esorbitanti. Deregolamentare e semplificare in Italia è un imperativo morale. Nell’attuazione del PNRR, insieme agli investimenti, sono previste un numero molto consistente di riforme. Se coglieremo questa occasione nel 2026 avremo un paese più facile da vivere, ma non per questo meno sostenibile.
Ecoló: Sempre nel mondo delle imprese si assiste a un massiccio sforzo per costruire una reputazione green. Bottiglie di plastica usa-e-getta sono definite green perché magari sono fatte con una misera percentuale di plastica riciclata. Compagnie aeree che ti offrono di compensare la CO2 emessa di un volo Milano-Londra con 2,50€. Sembra che si possa vendere qualsiasi cosa come sostenibile. In che misura questo danneggia le imprese seriamente impegnate nella sostenibilità?
Danilo Bonato: Tantissimo. Il “greenwashing” è il peggior nemico delle imprese che credono e che investono nella sostenibilità. Fortunatamente, la sensibilità ecologica dei consumatori sta crescendo e aumentano gli strumenti di trasparenza radicale per “stanare” chi si limita a dare una pennellata di verde al proprio business. Attenzione però, la finta sostenibilità non la si trova solo nel mondo delle imprese. Mi spiego meglio con un esempio: contrastare la realizzazione di un impianto per la produzione di energia eolica perché modifica il paesaggio può sembrare un modo di essere verdi ma in realtà è un’azione che frena la transizione ecologica e dunque, in ultima analisi, è una scelta di greenwashing simile a quella che fa l’azienda delle bottiglie usa e getta.
Ecoló: Esistono esperienze all’estero virtuose nel frenare il greenwashing?
Danilo Bonato: Moltissime. Il governo inglese ha recentemente introdotto norme stringenti per contrastare il greenwashing operato dalle compagnie dei servizi elettrici. Sul fronte finanziario, la Consob francese obbliga i fondi retail commercializzati in Francia che dichiarano di avere prodotti sostenibili di riportare nella documentazione legale obiettivi misurabili, con rendicontazioni periodiche. Nei paesi scandinavi ci sono programmi per l’introduzione di sistemi di etichettatura dei prodotti più trasparenti e completi, con informazioni relative ai materiali utilizzati.
Ecoló: Parliamo della visione dell’Alleanza per la Transizione Ecologica, per noi ecologismo non significa solo de-carbonizzare il sistema produttivo. Crediamo che ecologia voglia dire anche valorizzazione delle diversità e quindi protezione dei più deboli. Siete d’accordo?
Danilo Bonato: Una dimensione della transizione ecologica che ci sta molto a cuore è quella sociale. L’idea che la transizione ecologica possa essere realizzata ai danni della parte più debole della società è un pregiudizio che va contrastato con fermezza. È un’argomentazione tipica utilizzata strumentalmente dagli oppositori politici della transizione ecologica. È intanto di tutta evidenza che gli impatti maggiori della grande crisi climatica colpiscono proprio la parte più debole della popolazione, quella più esposta agli eventi atmosferici estremi, quella che corre i maggiori rischi di insufficiente approvvigionamento alimentare. Se non riusciremo a fermare la grande crisi climatica e l’enorme crisi delle risorse naturali, non sarà possibile aumentare l’occupazione e combattere in modo più efficace la povertà.
Per realizzare con successo la transizione ecologica è necessario costruire con determinazione una maggiore inclusione sociale. In una società moderna che guarda al futuro, per poter stare bene occorre stare bene in tanti e non solo in pochi. Un cambiamento di vasta portata come la transizione ecologica richiede un ampio consenso sociale. Se la parte meno benestante del Paese non fosse convinta della necessità della transizione ecologica si rischierebbe di non raggiungere gli obiettivi. Nella nostra visione della transizione ecologica poniamo dunque grande attenzione e cura alla dimensione sociale e occupazionale. La transizione ecologica promuove una prosperità di migliore qualità. La prosperità basata sul consumismo, sul continuo aumento dell’acquisto di beni, spesso superflui e di breve durata, non solo non è sostenibile per il clima e le risorse naturali limitate del Pianeta ma genera essa stessa crescenti disuguaglianze perché è sempre meno estendibile a tutti. Temiamo che l’alternativa alla transizione ecologica nell’era della grande crisi climatica sarebbe, con elevata probabilità, una regressione verso una società chiusa, dove una parte tira i remi in barca e pensa di potersi arroccare per difendere le sue condizioni di lavoro e di vita, mentre la gran parte della società, e del mondo, va in rovina. La transizione ecologica è quindi una sfida di civiltà che richiede fiducia nel futuro e nelle risorse dell’umanità. Puntiamo sull’idea di poter vivere meglio in tanti, in società libere, aperte, civili, entro i limiti della natura.
Ecoló: Il 20 novembre vi siete trovati a Roma. Di cosa è parlato?
Danilo Bonato: È stata la nostra prima Assemblea Nazionale, la prima occasione di presentare la nostra associazione. Riteniamo che sia stato un successo, perché erano con noi 120 persone e oltre 300 ci hanno seguito in streaming. Nel corso dell’incontro abbiamo presentato il nostro documento politico programmatico, abbiamo raccolto i contributi di personalità del mondo delle imprese, della società civile e della politica e abbiamo lanciato la proposta di processo fondativo di una nuova forza politica verde, elettoralmente consistente, dotata di solide competenze e di una cultura riformatrice di governo e capace di costruire una risposta adeguata alla crescita della speranza ecologica dei cittadini italiani.
Ecoló: Sul vostro sito si parla chiaramente di un impegno politico-elettorale. Noi siamo convinti come voi che in Italia manchi una rappresentanza adeguata della visione ecologista nel panorama politico. Il grande tema che vediamo per i prossimi mesi è come sia possibile mettere attorno a un tavolo tutto l’ecologismo politico per costruire una lista in grado di rappresentare gli ecologisti in parlamento. Voi avete in mente una road map? Chi sono i soggetti con cui immaginate di avviare un confronto?
Danilo Bonato: Ci fa piacere sapere che anche voi condividete questo bisogno. Gli ecologisti sono stati e sono tuttora una grande forza culturale del nostro Paese e ci hanno raccontato una visione di futuro verde e in equilibrio con la natura. Purtroppo, però non sono mai riusciti a tradurre questa leadership culturale in una azione politica pragmatica e di successo. Noi siamo convinti che esista in Italia lo spazio politico per un soggetto politico che aspiri ad essere maggioritario. La nostra roadmap è molto semplice: nei prossimi mesi lavoreremo alacremente ad un processo fondativo che porti intorno al tavolo persone e organizzazioni ecologiste, anche con esperienze e culture diverse, proponendo loro di mettere da parte questioni identitarie e protagonismi per lavorare ad un obiettivo comune, realizzare anche in Italia una transizione ecologica giusta. Come ha detto Edo Ronchi nelle sue conclusioni alla nostra prima assemblea, dobbiamo avere chiaro che gli avversari politici sono altrove. E siamo convinti che questo tentativo sia destinato al successo perché in moltissimi crediamo che la crisi stia diventando irreversibile e non c’è più tempo, perché crediamo nel buon senso delle persone e perché solo gli stolti potrebbero pensare che è “Meglio essere primi in Gallia che secondi a Roma”.
Ecoló: Siete in contatto con i Verdi Europei? Come vedono la vostra iniziativa?
Danilo Bonato: Stiamo aprendo un dialogo franco e costruttivo con diversi soggetti della società civile e del mondo politico, incluso il partito dei Verdi Europei. Per quanto riguarda i Greens Europei, sappiamo che il loro auspicio è che, anche in Italia, si crei una forza politica verde elettoralmente consistente, in grado di trasformarsi in un punto di forza nel sostegno alle politiche comuni a livello europeo per la tutela dell’ambiente, il contrasto al cambiamento climatico e l’affermazione di un modello di società e di economia virtuoso e in equilibrio con la natura. L’alleanza per la transizione ecologica aspira a creare l’interlocutore che i Verdi Europei si auspicano di avere.
Ecoló: Nel ringraziarvi per la tua attenzione cogliamo l’occasione per invitarvi il 5 Febbraio a Firenze per la nostra AssembelaEcologista, un tentativo molto simile al vostro che parla al mondo delle associazioni e delle liste civiche ma con cui forse vi farà piacere confrontarvi alla ricerca di una sintesi.
Danilo Bonato: Grazie a voi per lo spazio che ci avete dedicato e per l’invio alla Vostra Assemblea, a cui non mancheremo.
Alle elezioni comunali di Sesto Fiorentino Ecoló ha ottenuto un lusinghiero 5,8% eleggendo un consigliere e guadagnandosi la nomina in giunta della nostra Beatrice Corsi con le deleghe all’ambiente, all’agricoltura e alla transizione ecologica.
Buon lavoro! Siamo orgogliosi di voi.
Ecco il commento di Beatrice online:
Si parte! …ansie, paure ma anche tanto entusiasmo per questa importante avventura.
Spero sarò all’altezza, di certo ce la metterò tutta. Ringrazio il mio grande gruppo Ecolò Sesto Fiorentino che continuerà a lavorare con me alle proposte ambiziose che ci siamo prefissati di realizzare. L’ambiente e la transizione ecologica sono temi centrali che stanno a cuore ai sestesi, non possiamo più rimandare e anche a livello locale si può e si deve fare qualcosa!
E grazie al Sindaco Lorenzo Falchi per la fiducia, i nostri percorsi si sono incrociati, divisi e poi ritrovati su una base valoriale che ci unisce e sul progetto di fare bene per la nostra Città. Sono felice poi di cogliere questa sfida al fianco di un amico a cui voglio molto bene, Jacopo Madau.
Buon lavoro a noi
Ecco il commento di Stefano Martlla:
SQUADRA COMPLETATA!
Ieri sera si è insediato il Consiglio Comunale di cui faccio orgogliosamente parte, non come singolo ma bensì come un ingranaggio del più ampio gruppo “Ecoló Sesto”.
Il risultato elettorale ottenuto il 03 e il 04 ottobre scorsi, che ha permesso di esprimere anche un’Assessora in Giunta, la nostra Beatrice Corsi, è stato frutto del lavoro continuo e collegiale di questa nuova realtà politica a cui appartengo, congiuntamente a tutte le persone che in questa campagna elettorale ci hanno supportato e sostenuto.
Ora inizia il lavoro per una Sesto sempre più sostenibile.
Continuate a seguirci e a sostenerci per esprimere sempre più forza.
Grazie a tutte e tutti
Nella classifica della parità di genere misurata su 158 paesi, l’Italia è al 63esimo posto. Con questi ritmi la questione di genere non sarà mai risolta: se tutto proseguirà come adesso ci vorranno più di 200 anni per far sì che nel mondo le donne possano avere le stesse opportunità degli uomini. Ma 200 anni sono decisamente troppi!
Sono tanti gli ambiti in cui le donne non hanno pari opportunità: nel mondo del lavoro, ad esempio, dove le donne sono sottorappresentate nelle posizioni apicali e a parità di posizione lavorativa hanno una retribuzione minore degli uomini. Perché questa disparità? Perché spesso sono costrette a rallentare la carriera (se non ad uscire dal mercato del lavoro) a causa di un sistema di welfare che si basa sul lavoro domestico e di cura familiare. Ma non solo, tra le cause del divario di reddito tra uomini e donne c’è il fatto che le donne si iscrivono meno alle discipline scientifiche che, tendenzialmente, sono anche più remunerative. Alla Facoltà di Ingegneria a Firenze, ad esempio, nel 2018, gli uomini rappresentavano il 77% degli iscritti.
Per questi motivi, occorre che le aziende si impegnino concretamene a garantire politiche di conciliazione ed a premiare il merito, indipendentemente dal genere. Ma occorre anche promuovere una cultura STEM (acronimo inglese di scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) a partire dall’infanzia. Il Comune di Milano ad esempio, da cinque anni, dedica ogni aprile a #STEMintheCity, un’iniziativa organizzata con il supporto delle Nazioni Unite. L’obiettivo è promuovere l’accesso delle ragazze agli studi tecnico-scientifici. Lo strumento cui si fa riferimento è una piattaforma gratuita dove poter frequentare corsi di formazione in ambito STEM (come per esempio webinar di coding, il linguaggio di programmazione informatica). A Sesto Fiorentino abbiamo anche il Polo Scientifico con cui costruire una campagna ad hoc!
Il divario di genere non è limitato al mondo del lavoro: anche nel mondo della politica, purtroppo, non ci sono segnali confortanti: poco tempo fa ELLE ha lanciato una campagna dal titolo “#More Women” mostrando immagini di come sarebbe il mondo politico senza uomini, con il risultato desolante di foto ufficiali di sedie vuote per la grande maggioranza ed il conseguente impoverimento di idee, emozioni e decisioni di buon senso.
Fonte: https://www.elle.com/uk/elle-magazine-feminism-more-women/
In effetti, i dati mostrano che solo il 14% dei Comuni italiani è amministrato da una donna. Nelle scorse elezioni amministrative sono state elette 2 donne Sindache su 106 Comuni al voto. Va da sé che a pagare l’assenza di donne nei luoghi decisionali siamo tutti noi, uomini e donne.
Siamo tornate (o forse non ne siamo mai uscite) dal doversi giustificare per un vestito scollato, per una minigonna, per un comportamento ritenuto disinvolto. Mai troppo brave, mai troppo efficienti, mai troppo multitasking.
Ma come passare dalla dichiarazione di intenti ai fatti? Noi riteniamo che ognuna/o, possa fare qualcosa a partire dal proprio ambito territoriale.
Nel programma di Ecolò per Sesto Fiorentino, al quinto punto c’è scritto “Potere alle donne, donne al potere”, una forzatura necessaria. Difendere un ecosistema significa valorizzare tutte le diversità, perché le ricchezze e le risorse risiedono proprio lì.
Ecolò si impegna a fare di Sesto un territorio nel quale vengono abbattuti gli ostacoli che oggi impediscono alle donne un equo accesso alla vita economica, culturale e politica della città.
Come? Ecco le nostre 7 priorità, le altre saranno identificate insieme!
C’è molto da lavorare dunque ma, anche a livello locale, è possibile fare la nostra parte!
Come punto fondante nel programma della coalizione, a supporto della riconferma di Lorenzo Falchi Sindaco, abbiamo chiesto e ottenuto l’obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti del 30% entro il 2026, fine della prossima legislatura. Abbiamo chiesto anche che tale obiettivo sia sostenuto da un processo di contabilizzazione, monitoraggio e iniziative di riduzione garantito da una commissione scientifica esterna indipendente.
MA COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO IN CONCRETO? E COME MAI CI TENIAMO COSÌ TANTO?
Emissioni climalteranti. Cosa sono?
Sono tutte quelle emissioni di gas che hanno un effetto sul cambiamento climatico e che provocano il riscaldamento globale. Sono chiamati anche “gas a effetto serra”, perché la loro maggiore concentrazione in atmosfera amplifica questo effetto e rende la temperatura media del Pianeta Terra sempre maggiore, con impatti a medio-lungo termine fortemente critici, in parte già evidenti oggi. Il gas principale è l’anidride carbonica (CO2), ma sono climalteranti anche il metano, il protossido di azoto e i gas fluorurati.
Emissioni climalteranti. Quante sono?
Le emissioni di cui sopra sono cresciute in maniera esponenziale negli ultimi 70 anni, a causa della attività umane, portando la concentrazione di CO2 in atmosfera oltre le 414 parti per milione. Per i non addetti ai lavori il numero di per sé dice poco, ma siamo già oltre la soglia considerata di sicurezza dagli scienziati del clima. Per questo motivo è urgente e necessario agire presto per invertire la rotta e ridurre fortemente le nostre emissioni attraverso una vera transizione ecologica.
È tutto molto complesso (e connesso)
Agire per contrastare i cambiamenti climatici e per una transizione giusta è complesso da fare e da monitorare. Ci sono tanti indicatori compositi che possono essere utilizzati (e lo faremo!). Utilizzare il dato sulle emissioni di CO2 equivalenti (che sommano alla CO2 anche tutti gli altri gas a effetto serra) è una semplificazione che ha dei limiti, ma pensiamo sia oggi il modo più efficace che un’amministrazione ha a disposizione. Ridurre la CO2 poi non ha solo l’effetto di contribuire a frenare il riscaldamento globale, una riduzione della CO2 emessa comporta il miglioramento anche di altri aspetti ambientali e, se bene gestita, anche sociali ed economici (come, ad esempio, meno morti sulle strade con una mobilità dolce o la creazione di posti di lavoro con tecnologie green)
Responsabilità e impegni globali.
Il problema del cambiamento climatico ha una portata globale con effetti su tutto il Pianeta. Le cause che lo stanno determinando invece non sono ugualmente distribuite e, sebbene la percentuale delle emissioni derivanti dal nostro continente sia ridotta (6,4%) rispetto a paesi come la Cina (27%) o gli Stati Uniti (11%), le nostre emissioni pro-capite sono nelle posizioni più alte della classifica mondiale – senza considerare poi che molto del gas serra emesso nel sud del mondo serve per produrre beni che consumiamo dalle nostre parti. Ad ogni modo, il problema è grande e investe tutti e se non c’è impegno e condivisione da parte di ognuno non c’è possibilità di soluzione. È per questo che abbiamo scelto l’obiettivo del 30% al 2026, in linea con gli ultimi target europei (-55% al 2030). Anche Sesto e i Sestesi possono fare la loro parte.
Il ruolo delle città e di Sesto Fiorentino
In Italia 7 persone su 10 vivono in città. È qui che si produce la maggior parte delle emissioni climalteranti, derivanti in diversa misura dal consumo di energia delle nostre case e uffici (circa il 20%), da industrie e gestione dei rifiuti (circa il 48%), dall’agricoltura (circa il 7%) e dai trasporti (circa il 25%). Inoltre, nelle città si concentrano anche le attività commerciali e di consumo che, indirettamente, sono anch’esse collegate alla produzione di emissioni.
Inutile dire quindi che le città hanno un ruolo centrale e fondamentale, sia per agire nella riduzione di emissioni dirette (in particolare per trasporti e residenziale), che per coinvolgere la cittadinanza in comportamenti orientati a uno stile di vita a basso impatto. Una città come Sesto, dove insistono infrastrutture di trasporto e siti industriali importanti, dovrà essere in prima fila nella battaglia di riduzione delle emissioni climalteranti.
Dobbiamo farlo bene.
Realizzare un sistema di contabilizzazione, monitoraggio e indirizzo relativo alle emissioni di gas climalteranti per un contesto cittadino non è semplice. È importante farlo con gli strumenti giusti per evitare il rischio che le statistiche siano usate per far apparire virtuose situazioni e pratiche che in realtà non lo sono. Il rischio greenwashing è dietro l’angolo e l’ultima cosa che ci interessa è un’operazione di facciata.
È per questo che consideriamo fondamentale vi sia un soggetto terzo indipendente, scientificamente affidabile, con il ruolo di indirizzo e controllo, avviando così fin da subito le azioni necessarie. Perché 5 anni passano veloci e le azioni di riduzione vanno messe subito in campo.
Le nostre proposte per il clima (e non solo)
Da quanto visto fino a qui, emerge come sia importante intervenire anche a livello locale con proposte concrete che, attraverso l’obiettivo comune di ridurre le emissioni di gas climalteranti, puntino a rendere Sesto Fiorentino una città amica dell’ambiente e delle persone:
L’onda dell’impegno sulla comunità.
Raggiungere questo obiettivo sarà un risultato importante e, se ben accompagnato dal coinvolgimento della cittadinanza e da una corretta comunicazione, potrà far partire un’onda lunga di impegno su tutta la comunità, trasformando Sesto Fiorentino in un esempio di città unico per il contrasto al cambiamento climatico.
Un sistema elettorale basato sulle preferenze non è la soluzione a tutti i mali della politica italiana. Rapporti clientelari possono essere rafforzati da questo meccanismo di selezione. Ma crediamo che in questo momento la priorità per la politica italiana debba essere recuperare un rapporto di fiducia fra eletti e comunità rappresentate. Questo può essere fatto abolendo le candidature multiple e le liste bloccate.
Per questo Ecoló aderisce all’appello di Lorenza Carlassare, Enzo Cheli, Ugo De Siervo, Roberto Zaccaria, Paolo Caretti, Roberto Romboli, Stefano Merlini, Emanuele Rossi, Giovanni Tarli, Andrea Pertici.
Visto il risultato del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, come professori di Diritto costituzionale, riteniamo che sia indispensabile procedere rapidamente verso la definizione di una nuova legge elettorale.
Tra di noi, alcuni hanno votato Sì e altri No, ma ora riteniamo che debba essere comune il nostro impegno per sollecitare una legge che favorisca la rappresentanza e il pluralismo politico e territoriale, da anni sacrificati.
Essenziale è un sistema elettorale che consenta alle persone di individuare e scegliere chi mandare in Parlamento, instaurandovi un effettivo rapporto rappresentativo e potendo far valere la loro responsabilità politica. In questo modo si potrà dare una migliore qualità alla rappresentanza e favorire anche una maggiore efficienza delle Camere.
Da troppo tempo le nostre leggi elettorali (“Porcellum”, “Italicum” e “Rosatellum”) hanno imposto sistemi di liste bloccate e la proposta oggi in discussione in Commissione Affari costituzionali della Camera non può rischiare di cadere nello stesso errore, né in quello di privare molti elettori di rappresentanza con soglie troppo elevate. La Corte costituzionale (sentenze n.1 del 2014 e n.35 del 2017) è stata chiara: niente lunghe liste bloccate. Partendo da questo punto, riteniamo essenziale favorire un’effettiva scelta da parte degli elettori, valorizzando i principi costituzionali, superando liste bloccate e candidature multiple.
Con questo appello intendiamo rivolgerci a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché si impegnino nell’approvazione di una legge elettorale che restituisca una maggiore, rappresentanza, invitando i colleghi che condividano le nostre posizioni a unirsi alle nostre richieste.
Serena Spinelli, pediatra di pronto soccorso al Meyer, consigliera regionale uscente e candidata per la lista “Sinistra Civica Ecologista” nelle circoscrizioni Firenze 1, Firenze 2.
1. La prima cosa che farai il giorno dopo le elezioni, se sarai eletta consigliera
Ringrazierò uno per uno tutti coloro che mi hanno aiutato, mettendo a disposizione il proprio tempo e il proprio impegno in questa campagna elettorale, perché senza di loro non sarebbe stato possibile, così come ringrazierò tutti i compagni e le compagne con cui abbiamo lavorato in questi mesi per il progetto di Sinistra Civica Ecologista.
2. La prima cosa che farai il giorno dopo le elezioni, se non sarai eletta consigliera
Ringrazierò tutti lo stesso. Ma poi chiamerò anche il mio primario per organizzare il rientro al mio lavoro come medico al Pronto Soccorso dell’Ospedale pediatrico Meyer.
3. Se tu dovessi scegliere una battaglia da fare nel corso della prossima legislatura, una sola, su cosa ti concentreresti?
Mi impegnerei per la riorganizzazione e il potenziamento dei servizi sociali e sanitari sul territorio. Le persone hanno bisogno di essere prese in carico in maniera complessiva sul territorio, con servizi di prossimità, nei loro bisogni di salute e di assistenza. In particolare, penso alle cronicità, alle disabilità, alla salute mentale. E alla prevenzione, che è fondamentale per il benessere di tutti.
4. Di cosa avrebbe bisogno davvero la Toscana nei prossimi 5 anni?
Di un nuovo modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile. Un modello che non depredi le risorse naturali, che sia inclusivo, dove tutte e tutti hanno le stesse opportunità di realizzare le proprie aspirazioni e la propria crescita personale, contribuendo a quella collettiva.
5. Qual è l’intervento più urgente che necessita la regione Toscana nella gestione dell’ambiente?
Credo che sia imprescindibile attuare un grande piano complessivo di manutenzione e di sistemazione idrogeologica del territorio, con obiettivi anche di prevenzione, corretta gestione e cura. E’ anche necessario accelerare sulla riduzione delle emissioni, sulla transizione energetica e sulla conversione ecologica, sfruttando le risorse messe a disposizione dall’Europa.
6. Giani: un pregio e un difetto
Giani è una persona affabile e disponibile al dialogo. Gli manca un po’ di radicalità verso il cambiamento, ma in coalizione ci siamo noi e su questo potremo senz’altro aiutarlo.
7. Fattori: un pregio e un difetto
Ho apprezzato Fattori come collega preparato, che studia a fondo, e con il quale ho condiviso anche molti atti in Consiglio regionale. Non so se è un difetto, e non voglio nemmeno che sia una critica, perché lo considero coerente, ma credo che la sua visione della sinistra sia troppo sbilanciata verso un ruolo di opposizione piuttosto che su come agire per orientare e incidere sui processi in corso.
8. Secondo le proiezioni degli scienziati del clima, riprese anche dai ragazzi di Friday For Future, gli anni a disposizione per invertire la tendenza rispetto ai cambiamenti climatici in atto sono poco più di quelli della prossima legislatura. Cosa può fare la Toscana per contribuire alla sfida che ci aspetta? Sarà in grado?
Le azioni da mettere in campo sono molteplici e secondo me l’obiettivo si raggiunge mettendo la sostenibilità al centro delle politiche regionali, per poi da qui derivarle e declinarle: dall’urbanistica alle infrastrutture, dalla salute pubblica agli investimenti per la ripresa economica e il tessuto imprenditoriale. Chiaramente serve accelerare verso gli obiettivi dell’azzeramento di emissioni nette climalteranti, di crescita delle energie da fonti rinnovabili, di efficienza energetica con la riduzione dei consumi, di economia circolare.
Grazie a Ecolò per l’opportunità di esporre le mie idee su temi che dovranno essere priorità nella prossima legislatura regionale.
Grazie a te per il tuo tempo e in bocca al lupo!.