Alleanza per la Transizione Ecologica. Un pezzo importante dell’ecologismo italiano si è messo in moto.

Il 20 Novemre a Roma si è svolta la prima assemblea nazionale dell’Alleanza per la Transizione Ecologica. Un altro pezzo del mondo ecologista che si mette in moto in vista delle elezioni parlamentari del 2023. Abbiamo intervistato Danilo Bonato del Comitato di Coordinamento dell’Alleanza.

Ecoló: Per prima cosa grazie per la disponibilità a raccontarci cos’è l’Alleanza per la Transizione Ecologica!

Danilo Bonato: Grazie a Voi per l’ospitalità!

Ecoló:Volete raccontarci qualcosa in più di voi? Qual è il percorso di vita che ti ha portato a essere coinvolto nell’Alleanza per la Transizione Ecologica?

Danilo Bonato: Opero nel settore ambientale da circa 15 anni e dal 2010 mi occupo professionalmente di economia circolare, sia a livello europeo che nazionale. Il mio lavoro mi porta spesso a confrontarmi con il mondo della politica dove, a prescindere dalla indubbia qualità di alcune persone, esiste una evidente difficoltà a procedere con il passo giusto nel fare le riforme in senso ecologico di cui l’Italia avrebbe bisogno. Purtroppo, la scena politica italiana è dominata da soggetti nati e cresciuti con finalità e visioni che non colgono i profondi cambiamenti della nostra epoca, che non sono in grado di recepire e di sostenere un cambiamento di tale portata storica con la determinazione e le competenze necessarie. Tendono a trascurare i contenuti strategici della transizione ecologica, a porli in lunghe liste con un po’ di tutto, dove rimangono in secondo piano, perdendo di efficacia. Per questo, insieme ad un gruppo di amici, giovani appassionati, esperti di sostenibilità, manager della green economy, esponenti della università e della ricerca, abbiamo deciso di creare l’Alleanza per la Transizione Ecologica.

Ecoló: L’IPCC, il gruppo di scienziati che lavora per l’ONU sui cambiamenti climatici, ha dato più volte l’allarme lanciando di recente l’ultima chiamata per salvare l’ecosistema globale. Quali pensi che siano le azioni prioritarie che l’Europa e l’Italia dovrebbero compiere?

Danilo Bonato: L’Unione Europea, pur rappresentando una quota limitata delle emissioni mondiali di gas serra, è il primo mercato mondiale, ha un peso economico rilevante a livello internazionale e le capacità per vincere la sfida della neutralità climatica, trasformandola in rilancio anche economico di un modello decarbonizzato, competitivo e capace di generare miglior benessere e maggiore occupazione: un vero e proprio Green Deal. In questo modo, con opportune iniziative anche a livello internazionale per limitare i danni della concorrenza dei paesi ritardatari, l’Unione Europea può guidare il cambiamento conquistando una posizione di vantaggio e costringendo i ritardatari ad inseguire. La Commissione europea ha adottato un pacchetto (Fit for 55) di 13 misure, fra  regolamenti e direttive per raggiungere la riduzione netta dei gas serra del 55% al  2030 rispetto al 1990 e  la neutralità  climatica al 2050. L’Italia, contrariamente a quanto hanno dichiarato numerosi esponenti politici italiani, deve essere in prima fila non per indebolire questo pacchetto di misure nel suo iter di approvazione col Parlamento europeo e con il Consiglio europeo dei governi, ma per migliorarlo e rafforzarlo nella revisione delle Direttive sull’aumento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Ecoló: Che ruolo dovrà giocare l’Italia nel contesto internazionale? Le grandi sfide del nostro tempo sono globali: crisi climatica, pandemie, povertà, migrazioni, solo per citarne alcune.  Occorrerebbe una politica estera attiva, con un’Italia forza propulsiva dei valori dell’Unione Europea, dell’Agenda 2030 dell’ONU e dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico.

Danilo Bonato: L’Italia dovrebbe spingere per un’Unione Europea più forte, più unita e capace di agire con efficacia sul fronte non solo del commercio internazionale, della concorrenza, ma anche su quello politico dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.

Ecoló: Il Governo Draghi ha per la prima volta un ministro per la Transizione Ecologica. Una svolta nella definizione di un ministero che, per essere efficace, non può chiaramente occuparsi solo di ambiente. Pensi che il Governo stia mantenendo le aspettative? C’è qualcosa che si poteva fare o fare meglio?

Danilo Bonato: Non basta cambiare nome ad un Ministero per fare la transizione ecologica. L’idea di unire in un unico dicastero competenze sul clima e sull’energia è buona ed è stata adottata in molti altri paesi prima di noi, ad esempio in Gran Bretagna. Ma l’attuale organizzazione del MITE non pare sia tesa a cogliere questa opportunità. Di fatto pare che nella fusione a freddo di personale e strutture del MISE e del MATTM quelle relative al primo dicastero abbiano prevalso. Il timore è che il riferimento istituzionale del terzo settore ambientalista venga meno. E questo rischia di essere una cosa seriamente non positiva.

Il ministro Cingolani alle prese con lo sguardo di Greta Thumberg a Milano il 21 Settembre 2021. Foto: twitter Giulio Mattioli.

La transizione ecologica riguarda una trasformazione radicale della nostra economia, della nostra società e del nostro modello di sviluppo. Andrebbe indicata quale effettiva priorità del governo, come un’opportunità per il Paese, desiderabile e in grado di generare benessere e migliore qualità della vita.  Invece, col passo delle misure vigenti, comprese quelle – insufficienti – previste dal PNRR, l’Italia non coglie l’opportunità di essere un front runner. Nelle politiche largamente prevalenti la crisi climatica è ampiamente sottovalutata, riceve attenzioni sporadiche e riferimenti formali ai quali non corrispondono scelte adeguate. In Italia si stenta a cogliere la portata della grande crisi climatica, come grave minaccia per il nostro presente e per l’immediato futuro, dalla quale dipende in larga parte la nostra prosperità. È necessario alimentare una efficace comunicazione per aumentare la consapevolezza e la partecipazione dei cittadini alla sfida climatica globale evidenziando come essa richieda il protagonismo e la responsabilità di tutti: solo se noi facciamo la nostra parte, se l’Italia fa la sua parte, se sostiene e rafforza l’impegno dell’Europa, possiamo coinvolgere anche altri Paesi e spingere i ritardatari a muoversi. Accelerare l’impegno per il clima consente di guidare un cambiamento globale, di aumentare innovazione, investimenti e nuova occupazione. Per attuare la transizione alla neutralità climatica sono necessarie alcune scelte strategiche che in Italia stentano ad essere definite e attuate con convinzione per un quadro di forze politiche complessivamente inadeguate. Per cambiare passo verso la transizione ecologica in Italia sono indispensabili maggiore consapevolezza della portata epocale di questo cambiamento e una cultura politica all’altezza di questa sfida, in grado di definire, sostenere e realizzare riforme in tutti i settori decisivi per la qualità sociale ed ecologica, per lo sviluppo, le politiche pubbliche e i diritti delle persone. Queste riforme devono avere un solido riferimento nella sostenibilità ecologica e sociale.

Ecoló: Nel vostro gruppo ci sono molti imprenditori. Questo secondo noi è molto interessante, perché fino ad adesso – ci è sembrato – che il mondo ambientalista si sia rivolto solo ai consumatori, chiedendo loro di cambiare le preferenze per spingere le imprese a fare altrettanto. Quali sono le azioni che le imprese possono adottare per accelerare la Transizione Ecologica? Cosa potrebbe fare per favorire una vera transizione?

Danilo Bonato: La green economy italiana è una realtà consistente e in continuo sviluppo. Conosciamo esperienze di imprese di successo che sono cresciute, espandendo fatturati e aumentando profitti, con attività di valore ambientale e puntando sulla qualità ecologica.  Disponiamo di conoscenza, di capacità e di tecnologie per fare grandi passi avanti nella decarbonizzazione mantenendo e aumentando la competitività economica. La green economy – l’economia circolare, attenta alla tutela del clima e del capitale naturale –  non è solo un’idea  più convincente della decrescita ma è un’economia reale,  in grado di produrre risultati  importanti e  documentati. La transizione ecologica deve e può avvenire nel contesto di un’economia di mercato che punta alla crescita, non potrebbe essere altrimenti nello spazio Europeo dell’unione. Abbiamo verificato che molti cambiamenti ecologici e sociali si possono realizzare nelle economie di mercato anche se sappiamo che lasciar fare solo al mercato non può essere sufficiente a risolvere i problemi complessi che abbiamo davanti a noi. Pensiamo quindi che, per essere realizzata con successo, la transizione ecologica giusta debba appoggiarsi su un’economia di mercato sociale ed ecologica, con forti indirizzi politici, grandi investimenti, privati e pubblici, in particolare nella ricerca e nell’innovazione, adeguati strumenti economici e fiscali e una buona ed efficace regolazione normativa.

In questo processo di transizione le imprese hanno un ruolo importante.  Molti di noi hanno con il mondo produttivo rapporti consolidati. E cerchiamo con le imprese un dialogo e un rapporto di collaborazione per realizzare gli obiettivi della transizione ecologica. Riteniamo prioritario approfondire tale rapporto in questo progetto politico in particolare con le imprese core-green e go-green. Le prime producono beni e servizi ambientali o di prevalente interesse ambientale che sono già consistenti e in crescita e che possono essere in prima fila nel promuovere la transizione ecologica. Le imprese go-green pur non producendo beni o servizi ambientali, hanno fatto una scelta ecologica di fondo, non solo di immagine e di comunicazione, ma che si traduce in decisioni operative concrete e con effetti rilevanti di riduzione delle emissioni di gas serra e della propria impronta ecologica.

Ecoló: Allo stesso tempo, cosa ha da rimproverarsi il mondo delle imprese?

Danilo Bonato: A mio avviso l’idea che il mondo delle imprese sia compattamente contrapposto alla svolta climatica ed ecologica è ormai superata (si veda ad esempio il crescente fenomeno delle imprese Benefit e le certificazioni BCorp). Potremmo stare a recriminare all’infinito sui ritardi con cui alcuni settori hanno intrapreso la strada della sostenibilità, sulle resistenze di alcuni comparti industriali al cambiamento, sull’atteggiamento passivo di alcune realtà imprenditoriali. Ma non pare particolarmente costruttivo. Allora, guardiamo avanti e ragioniamo su quello che occorre fare. Esistono enormi opportunità di mercato per beni e servizi che costituiranno la parte cruciale dell’economia della transizione. E se la direzione tracciata dal Fit for 55% della commissione EU (ad esempio con la proposta di Carbon Border Adjustment Mechanism) sarà decisamente intrapresa, le imprese Europee potranno prosperare in un’area economica in cui il valore ambientale sarà riconosciuto.

Ecoló: Le istituzioni potrebbero facilitare la svolta green delle imprese in qualche modo? Quali sono i rischi di deregolamentazione e semplificazione?

Danilo Bonato: Il difficile funzionamento delle istituzioni, unitamente alla lentezza della macchina amministrativa della pubblica amministrazione e agli adempimenti burocratici che sono molto cresciuti negli ultimi decenni, rappresentano un ostacolo per lo sviluppo del paese e quindi per la svolta green delle imprese. Gli operatori economici e i cittadini vivono immersi in un mondo di regolamentazioni complicate e contraddittorie e sopportano costi spesso esorbitanti. Deregolamentare e semplificare in Italia è un imperativo morale. Nell’attuazione del PNRR, insieme agli investimenti, sono previste un numero molto consistente di riforme. Se coglieremo questa occasione nel 2026 avremo un paese più facile da vivere, ma non per questo meno sostenibile.

Ecoló: Sempre nel mondo delle imprese si assiste a un massiccio sforzo per costruire una reputazione green. Bottiglie di plastica usa-e-getta sono definite green perché magari sono fatte con una misera percentuale di plastica riciclata. Compagnie aeree che ti offrono di compensare la CO2 emessa di un volo Milano-Londra con 2,50€. Sembra che si possa vendere qualsiasi cosa come sostenibile. In che misura questo danneggia le imprese seriamente impegnate nella sostenibilità?

Danilo Bonato: Tantissimo. Il “greenwashing” è il peggior nemico delle imprese che credono e che investono nella sostenibilità. Fortunatamente, la sensibilità ecologica dei consumatori sta crescendo e aumentano gli strumenti di trasparenza radicale per “stanare” chi si limita a dare una pennellata di verde al proprio business. Attenzione però, la finta sostenibilità non la si trova solo nel mondo delle imprese. Mi spiego meglio con un esempio: contrastare la realizzazione di un impianto per la produzione di energia eolica perché modifica il paesaggio può sembrare un modo di essere verdi ma in realtà è un’azione che frena la transizione ecologica e dunque, in ultima analisi, è una scelta di greenwashing simile a quella che fa l’azienda delle bottiglie usa e getta.

Ecoló: Esistono esperienze all’estero virtuose nel frenare il greenwashing?

Danilo Bonato: Moltissime. Il governo inglese ha recentemente introdotto norme stringenti per contrastare il greenwashing operato dalle compagnie dei servizi elettrici. Sul fronte finanziario, la Consob francese obbliga i fondi retail commercializzati in Francia che dichiarano di avere prodotti sostenibili di riportare nella documentazione legale obiettivi misurabili, con rendicontazioni periodiche. Nei paesi scandinavi ci sono programmi per l’introduzione di sistemi di etichettatura dei prodotti più trasparenti e completi, con informazioni relative ai materiali utilizzati.

Un banner pubblicitario di Ryanair, per quanto veritiero in termini relativi, potrebbe far pensare che l’uso dell’aereo non rappresenti un problema per la decarbonizzazione (n.d.r.).

Ecoló: Parliamo della visione dell’Alleanza per la Transizione Ecologica, per noi ecologismo non significa solo de-carbonizzare il sistema produttivo. Crediamo che ecologia voglia dire anche valorizzazione delle diversità e quindi protezione dei più deboli. Siete d’accordo?

Danilo Bonato: Una dimensione della transizione ecologica che ci sta molto a cuore è quella sociale.  L’idea che la transizione ecologica possa essere realizzata ai danni della parte più debole della società è un pregiudizio che va contrastato con fermezza. È un’argomentazione tipica utilizzata strumentalmente dagli oppositori politici della transizione ecologica. È intanto di tutta evidenza che gli impatti maggiori della grande crisi climatica colpiscono proprio la parte più debole della popolazione, quella più esposta agli eventi atmosferici estremi, quella che corre i maggiori rischi di insufficiente approvvigionamento alimentare. Se non riusciremo a fermare la grande crisi climatica e l’enorme crisi delle risorse naturali, non sarà possibile aumentare l’occupazione e combattere in modo più efficace la povertà.

È intanto di tutta evidenza che gli impatti maggiori della grande crisi climatica colpiscono proprio la parte più debole della popolazione – foto: Innondazione in Sri Lanka, Hafiz Issadeen.

Per realizzare con successo la transizione ecologica è necessario costruire con determinazione una maggiore inclusione sociale. In una società moderna che guarda al futuro, per poter stare bene occorre stare bene in tanti e non solo in pochi. Un cambiamento di vasta portata come la transizione ecologica richiede un ampio consenso sociale.  Se la parte meno benestante del Paese non fosse convinta della necessità della transizione ecologica si rischierebbe di non raggiungere gli obiettivi. Nella nostra visione della transizione ecologica poniamo dunque grande attenzione e cura alla dimensione sociale e occupazionale. La transizione ecologica promuove una prosperità di migliore qualità. La prosperità basata sul consumismo, sul continuo aumento dell’acquisto di beni, spesso superflui e di breve durata, non solo non è sostenibile per il clima e le risorse naturali limitate del Pianeta ma genera essa stessa crescenti disuguaglianze perché è sempre meno estendibile a tutti. Temiamo che l’alternativa alla transizione ecologica nell’era della grande crisi climatica sarebbe, con elevata probabilità, una regressione verso una società chiusa, dove una parte tira i remi in barca e pensa di potersi arroccare per difendere le sue condizioni di lavoro e di vita, mentre la gran parte della società, e del mondo, va in rovina. La transizione ecologica è quindi una sfida di civiltà che richiede fiducia nel futuro e nelle risorse dell’umanità. Puntiamo sull’idea di poter vivere meglio in tanti, in società libere, aperte, civili, entro i limiti della natura.

Ecoló: Il 20 novembre vi siete trovati a Roma.  Di cosa è parlato?

Danilo Bonato: È stata la nostra prima Assemblea Nazionale, la prima occasione di presentare la nostra associazione. Riteniamo che sia stato un successo, perché erano con noi 120 persone e oltre 300 ci hanno seguito in streaming. Nel corso dell’incontro abbiamo presentato il nostro documento politico programmatico, abbiamo raccolto i contributi di personalità del mondo delle imprese, della società civile e della politica e abbiamo lanciato la proposta di processo fondativo di una nuova forza politica verde, elettoralmente consistente, dotata di solide competenze e di una cultura riformatrice di governo e capace di costruire una risposta adeguata alla crescita della speranza ecologica dei cittadini italiani.

Un’immagine dell’assemblea del 20 Novembre 2021 a Roma

Ecoló: Sul vostro sito si parla chiaramente di un impegno politico-elettorale. Noi siamo convinti come voi che in Italia manchi una rappresentanza adeguata della visione ecologista nel panorama politico. Il grande tema che vediamo per i prossimi mesi è come sia possibile mettere attorno a un tavolo tutto l’ecologismo politico per costruire una lista in grado di rappresentare gli ecologisti in parlamento. Voi avete in mente una road map? Chi sono i soggetti con cui immaginate di avviare un confronto?

Danilo Bonato: Ci  fa piacere sapere che anche voi condividete questo bisogno. Gli ecologisti sono stati e sono tuttora una grande forza culturale del nostro Paese e ci hanno raccontato una visione di futuro verde e in equilibrio con la natura. Purtroppo, però non sono mai riusciti a tradurre questa leadership culturale in una azione politica pragmatica e di successo. Noi siamo convinti che esista in Italia lo spazio politico per un soggetto politico che aspiri ad essere maggioritario. La nostra roadmap è molto semplice: nei prossimi mesi lavoreremo alacremente ad un processo fondativo che porti intorno al tavolo persone e organizzazioni ecologiste, anche con esperienze e culture diverse, proponendo loro di mettere da parte questioni identitarie e protagonismi per lavorare ad un obiettivo comune, realizzare anche in Italia una transizione ecologica giusta. Come ha detto Edo Ronchi nelle sue conclusioni alla nostra prima assemblea, dobbiamo avere chiaro che gli avversari politici sono altrove. E siamo convinti che questo tentativo sia destinato al successo  perché in moltissimi crediamo che la crisi stia diventando irreversibile e non c’è più tempo, perché crediamo nel buon senso delle persone e perché solo gli stolti potrebbero pensare che è “Meglio essere primi in Gallia che secondi a Roma”.

Ecoló: Siete in contatto con i Verdi Europei? Come vedono la vostra iniziativa?

Danilo Bonato: Stiamo aprendo un dialogo franco e costruttivo con diversi soggetti della società civile e del mondo politico, incluso il partito dei Verdi Europei. Per quanto riguarda i Greens Europei, sappiamo che il loro auspicio è che, anche in Italia, si crei una forza politica verde elettoralmente consistente, in grado di trasformarsi in un punto di forza nel sostegno alle  politiche comuni a livello europeo per la tutela dell’ambiente, il contrasto al cambiamento climatico e l’affermazione di un modello di società e di economia virtuoso e in equilibrio con la natura. L’alleanza per la transizione ecologica aspira a creare l’interlocutore che i Verdi Europei si auspicano di avere.

Ecoló: Nel ringraziarvi per la tua attenzione cogliamo l’occasione per invitarvi il 5 Febbraio a Firenze per la nostra AssembelaEcologista, un tentativo molto simile al vostro che parla al mondo delle associazioni e delle liste civiche ma con cui forse vi farà piacere confrontarvi alla ricerca di una sintesi.

Danilo Bonato: Grazie a voi per lo spazio che ci avete dedicato e per l’invio alla Vostra Assemblea, a cui non mancheremo.

Ecologia Elezioni

Data di pubblicazione: 30 Novembre 2021

Autore: Redazione

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