I nostri crinali e la transizione ecologica

In questi giorni di campagna elettorale siamo stati spesso in Mugello. Oltre alla sanità e alla mobilità, preoccupazioni centrali per i mugellani in questo periodo, uno dei temi emersi più di una volta è la transizione energetica: come realizzarla, come limitarne gli impatti sull’ecosistema e come coinvolgere le comunità che abitano i territori nella sua realizzazione.

In questo dibattito, alcuni comitati hanno usato toni molto accesi nei nostri confronti, poiché ci siamo espressi già nel 2021 a favore dell’impianto eolico di Villore e perché, contrariamente ad altri che hanno evitato l’argomento o usato formule ambigue, non ci siamo sottratti al confronto.

Alcuni comitati ritengono quel progetto un errore tecnico e un grave danno ecologico per quella zona dell’Appennino.

I motivi fondamentali che ci spingono a ritenere un buon progetto quello di Villore sono i seguenti:

  • In Toscana non si sta installando abbastanza energia rinnovabile: dal 2021 al 2024 in media sono stati installati 150 MW l’anno, quando dovrebbero essere 610 MW l’anno per rimanere nell’obiettivo stabilito per la Toscana dal governo Meloni. Obiettivo che a  sua volta è assolutamente insufficiente rispetto a quelli stabiliti dall’Unione Europea, e a quelli che secondo la comunità scientifica sono necessari per evitare le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico.
  • L’energia eolica è indispensabile per puntare alla produzione elettrica da fonti rinnovabili, insieme a solare, idroelettrico e geotermico, in un mix che ci consenta di coprire tutte le ore della giornata nelle diverse stagioni. Inoltre, tutta la letteratura scientifica ritiene che l’eolico sia l’energia rinnovabile meno impattante da un punto di vista ecologico. Per chiarirci, per sostituire le sette pale di Villore servirebbero oltre 50 ettari di pannelli fotovoltaici, con costi e impatto enormemente superiori.
  • Gli impianti eolici, per essere in grado di produrre energia pulita in quantità utile alla conversione energetica, non possono essere piccoli e diffusi per loro natura, al contrario dei pannelli solari. La loro capacità di produrre energia non aumenta linearmente ma con il quadrato del diametro delle pale e il cubo della velocità del vento. Questo vuol dire, grossomodo, che per sostituire una pala di 100 metri ne servono almeno cinque di 50 metri o oltre 25 di 25 metri, anche qui con un costo e un impatto molto maggiore.
  • L’approvazione del progetto di Villore ha coinvolto tutti i livelli di governo territoriale e prevede compensazioni, concordate fra le comunità di Dicomano e Vicchio nel corso dell’iter di approvazione, nel corso del quale si è anche svolto un percorso partecipativo
  • Le pale eoliche sono strutture rimuovibili, ci auguriamo tutti che una volta fermata la crisi climatica attraverso il processo di decarbonizzazione, con teconlogie che rendano possibile in futuro produrre energia in modo diverso, con impatti ancora minori, i nostri nipoti o i loro figli potranno smantellare tornando ad avere crinali e mari sgombri da installazioni antropiche.

Vorremmo fare cinque considerazioni sulle polemiche che ci investono riguardo a questo e altri progetti che saranno realizzati in Toscana:

1) Riguardo a chi si candida al governo della Regione Toscana la nostra impressione è che la contrarietà a impianti eolici sui crinali appenninici sia sostenuta esclusivamente da candidati negazionisti del problema climatico. Questo è un fatto importante, che si ricollega a quanto scritto sopra. Chi crede nella necessità della transizione sa che le rinnovabili installate fino ad ora sono una frazione molto piccola del necessario, e sa che impianti nelle zone più ventose della nostra Regione, in Appennino, insieme a quelli in mare, sono una necessità ineludibile.

2) Nelle discussioni alcuni critici indicano soluzioni alternative di energie rinnovabili diffuse. Alcune delle proposte, come l’idea del “mini-eolico” sono tecnicamente sbagliate, altre sono assolutamente ragionevoli, come quando indicano la necessità di installare rinnovabili sui tetti delle case, sui parcheggi e su tutti gli edifici dove sia tecnicamente possibile. Siamo molto a favore, e nei consigli comunali dove Ecolò è presente abbiamo sempre spinto e spingeremo in questa direzione.

3) Un’altra critica che spesso sentiamo è che si tratta di impianti industriali, realizzati in modo speculativo e senza controllo (nel caso di Villore l’investimento è a opera del gruppo AGSM AIM, a capitale interamente pubblico). Siamo consapevoli che il settore delle energie rinnovabili attira investimenti di ogni tipo, ma sappiamo anche che per realizzare impianti di taglia grande, necessari per la transizione energetica, servono risorse e sì, si tratta di impianti industriali (come lo sono tante opere necessarie per la nostra società, da un impianto di riciclo di rifiuti, al trattamento e depurazione delle acque ad esempio). Il lavoro della Regione Toscana deve e può essere quello di regolare questo processo, di favorire investimenti dal basso, aziende locali, gruppi a partecipazione pubblica, progetti cooperativi. La Regione deve avere un piano di sviluppo dell’eolico che individua i luoghi più adatti e li propone agli investitori interessati a contribuire alla transizione. I territori che si sentono “calare dall’alto” i progetti, devono essere proponenti e guidare il processo invece che subirlo, con la responsabilità di individuare le aree idonee e condividere con la cittadinanza la necessità di realizzare impianti, anche eolici, per raggiungere gli obiettivi di potenza rinnovabili che servono per la decarbonizzazione.

4) le pale eoliche sono costruite dove si ha abbastanza vento da garantire una generazione costante di energia. E’ vero che sono spesso coinvolti territori periferici, interessati da tante infrastrutture di cui beneficiano soprattutto le città (autostrade, ferrovie ad alta velocità, dighe, ecc), che comprensibilimente vedono l’eolico come l’ennesima opera di questo tipo. Però il Mugello è anche una zona con un’importante vocazione industriale, e avere un’ autosufficienza energetica come quella che può garantire la combinazione di eolico e solare diffuso, può ridare competitività alle imprese mugellane, e frenare la disoccupazione e lo spopolamento, con ricadute positive anche su tutti i servizi, anche per i posti di lavoro garantiti dall’installazione e manutenzione di pannelli e pale, oltre che per il ridotto costo dell’energia.  Certamente occorre che, accanto all’installazione delle pale eoliche, la politica regionale e comunale porti avanti una battaglia col governo per passare ad un prezzo dell’energia disaccoppiato dal prezzo del gas, sul modello spagnolo. E bisogna che chi sia vicino agli impianti benefici particolarmente della disponibilità di energia. Su questo vogliamo essere in prima linea.
Inoltre, vogliamo che tutti i territori diversi facciano la loro parte. I nostri consiglieri a Firenze stanno battendosi per rendere più facile l’installazione dei pannelli sui tetti e sulle aree dismesse, e il Comune e Regione stanno costruendo le centrali idroelettriche sulle pescaie dell’Arno, rendendo anche i lungarni non solo un posto da cartolina, ma anche un luogo che contribuisce al benessere di tutti, come era in passato.
Certamente, è importante che ci sia una pianificazione complessiva da parte della regione Toscana, su quanta energia produrre, quanti impianti installare e dove, di modo che tutti sappiano di essere parte di uno sforzo condiviso per portare la Toscana nel futuro, contrastando sia il disastro climatico che il declino industriale che affligge la nostra regione, entrambe figlie dello stesso ritardo della classe politica nell’affrontare le sfide tecnologiche ed ecologiche del nostro tempo.

5) Le montagne e altri luoghi pieni di ricchezza ecologica distrutti dall’azione umana sono tanti. Vorremmo invitare tutti i comitati che con grande energia combattono contro gli impianti eolici in Appennino ad unire con noi le forze per combattere contro progetti di asfaltatura sui crinali (pensiamo al Pratomagno), per un piano credibile di riduzione dell’estrazione del marmo e ampliamento del Parco delle Apuane, per una moratoria sui progetti di nuovi impianti di risalita in Appennino. Abbiamo l’obiettivo di proteggere il 30% del territorio e delle acque toscane entro il 2030, lavoriamoci insieme per individuare aree da tutelare. In questo senso, dobbiamo proporre di combinare la creazione di impianti eolici con l’istituzione di aree protette effettive nelle aree circostanti dando maggior valore e concretezza al termine di “Parchi Eolici”. L’istituzione di aree protette contestualmente alle pale eoliche servirebbe a mitigare l’impatto delle stesse sulla biodiversità locale e gli ecosistemi forestali del crinale appenninico. Accettando le pale e le nuove strade annesse si guadagnerebbe in termini di protezione e gestione della natura (divieto di caccia e disbosco e altre misure). La protezione della ricchezza ecosistemica dal pericolo della sesta estinzione di massa che sta sperimentando il pianeta è una priorità quanto la decarbonizzazione. Gli ecosistemi forestali funzionali dell’Appennino, con il loro lavoro di assorbimento della CO2, sono comunque la prima linea nella lotta al cambiamento climatico. Lavoriamo insieme sugli obiettivi che ci uniscono, rispettiamo le diversità di opinione sui progetti su cui non siamo concordi.

L’inaugurazione della pala eolica del Cerrone, a Gubbio, realizzata dalla cooperativa ènostra

Comunità energetiche Ecologia economia sostenibile

Data di pubblicazione: 9 Ottobre 2025

Autore: Redazione

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