Toscana 2030: le proposte del WWF, le Risposte di Ecolò

In concomitanza con le elezioni regionali toscane il WWF toscano ci ha chiesto di esprimerci riguardo ad alcune proposte. Vi riportiamo qui le proposte e le risposte di Ecolò.

1- Aumentare l’estensione e migliorare la tutela e la gestione delle aree protette terrestri e marine (almeno il 30% del territorio deve essere tutelato ed il 10% deve esserlo in modo rigoroso). Procedere quindi con urgenza ad una revisione del sistema regionale delle aree protette, verificandone estensione ed efficacia, individuando le zone prioritarie di reperimento di nuove aree protette, sulla base delle caratteristiche ecologiche e di una visione integrata della tutela della biodiversità̀ regionale, con una collaborazione fra Istituzioni e Mondo scientifico. Tre aree su cui si misurerà̀ in modo chiaro questa intenzione: Padule di Fucecchio (aumento dell’estensione protetta), Padule di Massaciuccoli (aumento dell’estensione protetta), Alpi Apuane (riduzione progressiva delle attività̀ di cava, a partire da quelle più̀ impattanti, come quelle di alta quota, sopra i 1200 metri). Tutelare la biodiversità̀ rientra anche in quell’approccio olistico che oggi è sempre più̀ necessario e che è alla base anche della strategia sanitaria “One Health”. Un pianeta sano è necessario anche per la nostra salute.

La proposta è condivisibile nel principio e nel merito. Alcuni elementi ulteriori su cui vogliamo coerentemente impegnarci:

  • Vigilare e predisporre i necessari finanziamenti affinché sia dato seguito agli obiettivi e misure di conservazione per i 139 Siti Natura 2000 (SIC,ZSC e ZSC-ZPS) (approvate con delibera di Giunta regionale 1009 del 21 luglio 2025
  • Promuovere tavoli di coordinamento fra diversi soggetti coinvolti nella gestione di aree protette, il mondo scientifico e altri portatori di interesse
  • Predisporre Piani di monitoraggio o Piani di Azione su specie e habitat protetti a livello regionale anche attraverso il coinvolgimento della cittadinanza (Citizen science)

2- Finanziare la Biodiversità̀ (che ci restituirà attraverso i servizi ecosistemici molto più̀ di quanto sarà̀ speso), aumentando le risorse economiche dedicate alle aree protette e al ripristino degli habitat naturali e potenziando le risorse umane (personale sia per la progettazione, che per la gestione e per il controllo) dedicate a questo settore

Ecolò ritiene assolutamente necessario dare seguito a questa proposta. Ottima la proposta di creare una task force dedicata alla progettazione europea in materia ambientale. Aggiungiamo che occorre potenziare l’Osservatorio Toscano per la Biodiversità, oggi dotato di pochissime risorse.

3- Rinnovare la legislazione forestale regionale: una gestione nuova delle foreste che sia basata su principi della tutela della biodiversità̀ e dell’integrità̀ funzionale degli ecosistemi esistenti, della lotta e dell’adattamento ai cambiamenti climatici, dello sviluppo di una economia forestale di qualità̀, duratura e sostenibile e non miope e di “rapina” come l’attuale quasi ubiquitaria gestione a ceduo. Questo deve avvenire sia per quanto riguarda i complessi forestali pubblici sia per quelli privati, con l’individuazione di meccanismi di compenso a favore dei proprietari (crediti di carbonio, riconoscimento di servizi ecosistemici, ecc.) e di sostegni per lo sviluppo di una silvicoltura innovativa, fondata sull’avviamento e la gestione ad alto fusto, in un’ottica che sappia andare al di là della immediata rendita di basso livello e guardare avanti, con una visione di più̀ lunga prospettiva. Obiettivi: gestione ad alto fusto sul 50% dei boschi a latifoglie sul territorio regionale; tutelare in modo rigoroso la vegetazione lungo i corsi d’acqua; stop agli incentivi alle biomasse e divieto di esportazione di biomasse fuori Regione; mitigare gli impatti (modalità̀ ed estensione delle tagliate); migliorare le procedure di programmazione ed autorizzazione ed i controlli.

Concordiamo totalmente sui principi di tutela della biodiversità, dell’adattamento ai cambiamenti climatici, e sullo sviluppo di una filiera forestale di qualità, che massimizzi la multifunzionalità ecosistemica delle foreste. in tale ottica, concordiamo sul sostegno ed individuazione di meccanismi di compensazione e riconoscimento dei servizi ecosistemici ai proprietari forestali attraverso strumenti esistenti di scala regionale (es. decreto dirigenziale 17326 del 31 luglio 2025) e sovra-regionale. Per quanto riguarda l’approccio gestionale delle foreste, la legge regionale già richiama, attraverso anche la recentissima Legge regionale 49/2025, i principi di sostenibilità e multifunzionalità, oltreché di conservazione anche integrale (es.: recente inserimento dei “Boschi vetusti” quale cardine della tutela della biodiversità forestale). Più che quindi di selvicoltura “innovativa”, preferiamo la dicitura di “gestione più prossima alla natura”, ai sensi delle più recenti linee guida europee e di enti tecnico scientifici internazionali(​​https://data.europa.eu/doi/10.2779/731018), che racchiude tutti i concetti precedentemente espressi. In tal senso, più che focalizzarsi su di una determinata forma di governo del bosco (ceduo vs alto fusto), riteniamo che debbano essere applicati questi richiamati principi, declinando sulla base di specifici obiettivi di multifunzionalità e conservazione della biodiversità locale e regionale, e che dovranno essere richiamati nei previsti strumenti di pianificazione e programmazione. Fissare a priori delle percentuali obiettivo di forme di governo forestale, perde di coerenza. Molto meglio concentrarsi sul miglioramento della complessità strutturale e della diversità paesaggistica in quelle situazioni locali dove il ceduo maggiormente intensivo è la forma di governo prevalente. Fondamentale è adottare un nuovo approccio alla gestione degli ecosistemi ripariali, ampliando la loro superficie e funzionalità massimizzando i servizi ecosistemici erogati, considerando la loro efficacia anche riguardo alla mitigazione del rischio idro-geologico. In tal senso risulta fondamentale rendere cogenti i principi e gli approcci presenti in documenti tecnici basati su approcci rigorosamente scientifici (es.: http://aisf.it/wp-content/uploads/2014/04/gestione-della-vegetazione-web.pdf). Per quanto riguarda la produzione delle biomasse, più che concentrarsi sul divieto agli incentivi, riteniamo fondamentale la creazione di una “borsa” del legno in grado di diffondere informazioni sui materiali, sulle vendite di legname, sui prodotti, sulle aziende, in grado di collegare proprietari, trasformatori e consumatori del settore legno in un’ottica di filiera corta a sostegno delle comunità montane e della popolazione residente nelle aree interne della Regione Toscana.

4- Ridefinire la normativa regionale sulla gestione della fauna selvatica sulla base delle indicazioni del Mondo scientifico, sia per quanto riguarda la tutela dei Siti Natura 2000 sia per quanto riguarda tutti i provvedimenti di settore, come, per esempio, la normativa regionale in tema di caccia, attualmente in aperto contrasto con numerose indicazioni dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Un’applicazione di tali indicazioni è un primo passo necessario ed urgente per poter limitare l’impatto di attività̀ come quella venatoria sul nostro patrimonio regionale.

Assolutamente sì.

5- Ripristinare ambienti naturali, dove non vi sono più̀ o sono degradati: il ripristino delle superfici degradate è uno degli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità̀ e la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite ha indicato il decennio 2021-2030 come la Decade on Ecosystem Restoration. Devono essere avviati progetti di rinaturalizzazione diffusa del territorio, a partire dalle aste fluviali e dalle zone umide, ambienti entrambi di straordinaria importanza. La Regione dovrebbe approntare un programma specifico di interventi di ripristino, basato su una mappatura delle principali emergenze ambientali.

Condivisibile, ma dovremo impegnarci sulle modalità di attuazione:

  • importante il programma degli interventi a medio termine (magari attivando un portale dedicato per il cittadino)
  • monitorare gli effetti delle azioni di ripristino nel tempo
  • fasce dunali costiere come ulteriori ambienti prioritari

6- Ridurre l’impatto dell’agricoltura sulla biodiversità̀ e promuovere un’agricoltura sempre più̀ di qualità̀, biologica, a chilometro zero. È necessario promuovere una virtuosa alleanza in questa direzione fra produttori e consumatori, che può̀ nascere solo con il supporto regolatorio, incentivante e di sensibilizzazione/educazione da parte delle Istituzioni. Tale operazione dovrà̀ includere una forte azione per la promozione di diete con ridotta o assente componente di prodotti di origine animale, elemento fondamentale e ineliminabile per garantire un futuro in cui possa continuare ad esserci cibo (e ambiente) per tutti.

Condivisibile. L’agricoltura biologica e l’alimentazione con ridotta o assente componente di origine animale sono elementi fondamentali per preservare l’ambiente e la salute delle persone, ma deve diventare un processo sociale e culturale che coinvolga l’intera comunità. È fondamentale incentivare programmi di sensibilizzazione indirizzati agli adulti e alle famiglie, garantendo l’accesso diffuso a cibo sano e locale attraverso politiche pubbliche mirate, per esempio buoni pasto o incentivi dedicati per l’acquisto di prodotti sostenibili, filiere corte e stagionali.

Allo stesso tempo, occorre inoltre investire sulla tracciabilità e sulla conoscenza dei metodi di coltivazione. Un’idea potrebbe essere quella di creare una rete di “Aziende vicine alla natura”, o comunque di aziende sostenibili, riconoscibili attraverso un marchio dedicato. Queste imprese si impegnano concretamente nella tutela della biodiversità, ad esempio ripristinando siepi e fontanili o adottando pratiche di corretta gestione delle acque. È importante rafforzare le filiere corte di qualità, sostenendo la produzione locale e allevamenti estensivi e più rispettosi degli animali, senza gabbie, con accesso al pascolo e pratiche conformi al loro benessere naturale.

7- Il “consumo suolo zero” non deve essere più̀ uno slogan, ma una concreta realtà̀. Non un metro quadro di territorio in più̀ deve essere costruito o impermeabilizzato. Interventi di particolare emergenza dovranno essere compensati da interventi di ripristino di aree equivalenti (con compensazioni da eseguirsi prima e non dopo l’opera). Si deve cambiare il paradigma dello “sviluppo” e della programmazione territoriale, con la tutela e, anzi, il miglioramento ambientale come elemento guida e non fantoccio di facciata della progettazione.

Assolutamente sì, è necessario invertire la tendenza, non più consumo ma recupero e ripristino delle funzionalità del suolo.

La Regione deve ulteriormente dare attuazione concreta alla riduzione della superficie di suolo impermeabilizzato anche rivedendo e modificando le previsioni urbanistiche che non sono ancora state realizzate.  In tal senso risulta necessario individuare aree urbane abbandonate ove dare attuazione alle indicazioni della Giunta (DGR n. 434/2025) (indirizzi per la definizione di proposte di intervento di rinaturalizzazione dei suoli degradati o in via di degrado in ambito urbano e periurbano).

8-Verde sul Grigio delle Città: Tutti i Comuni devono definire con urgenza il Piano del Verde, con interventi adeguati ad assicurare a tutti i cittadini la quota verde minima necessaria, e ci deve essere anche, dopo tante esternalizzazioni negative, un ritorno ad una gestione più̀ possibile pubblica, anche come personale, del verde urbano. Bisogna smettere di considerare gli spazi verdi urbani solo come meri contenitori di attività̀ umane e iniziare a considerarli anche come dei veri e propri ecosistemi.

È fondamentale definire un vero e proprio Piano del Verde, ma soprattutto garantirgli un’adeguata copertura finanziaria. In molti comuni gli uffici del Verde e dell’Ambiente sono separati, ma è necessario superare questa visione frammentata. Bisogna pensare ad un ufficio di sostenibilità che faccia dialogare tutte le direzioni (mobilità, urbanistica). L’organizzazione “a silos” non favorisce l’attuazione di un approccio integrato. Inoltre, non dobbiamo limitarci a parlare di “verde”, bensì di ecosistema urbano. Non basta piantare alberi o realizzare aiuole verticali: occorre ripristinare habitat, rafforzare la rete ecologica e assicurarne il corretto funzionamento.

Ecologia Wild Life

Data di pubblicazione: 20 Ottobre 2025

Autore: Redazione

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