Abbiamo interrogato il più famoso software di intelligenza artificiale riguardo ai problemi e alle soluzioni per Firenze (*). Il programma elettorale di ChatGPT è coerente con una visione che mette la transizione ecologica giusta al centro dell’azione politica!
Ecolò: Ciao. Vorrei farti un’intervista riguardo al presente e al futuro della città di Firenze, sei disponibile a rispondermi?
ChatGPT: Certo, sono a tua disposizione per rispondere alle tue domande sull’argomento. Inizia pure!
Ecolò: Prima di iniziare, mi diresti molto brevemente chi sei?
ChatGPT: Certamente! Sono ChatGPT, un assistente virtuale di intelligenza artificiale basato sull’architettura GPT-3.5 di OpenAI. Sono stato addestrato su una vasta gamma di argomenti e sono qui per aiutare a fornire informazioni e risposte alle tue domande.
Ecolò: Bene. allora iniziamo l’intervista. Mi puoi dire qual è secondo te il primo e più grave problema che ha la città di Firenze?
ChatGPT: Uno dei principali problemi che affliggono Firenze, come molte altre città, è la congestione del traffico e la conseguente inquinamento atmosferico. Il centro storico è particolarmente congestionato e la presenza di veicoli privati e turistici crea ingorghi e aumenta i livelli di inquinamento dell’aria. Ciò può avere un impatto negativo sulla salute dei residenti e dei visitatori, oltre a influire sulla qualità della vita generale nella città.
Ecolò: Sono d’accordo. Mi fai una lista di altri problemi importanti che ritieni abbia questa città?
ChatGPT: Certamente, ecco alcuni dei problemi più importanti di Firenze:
Questi sono solo alcuni dei problemi che Firenze deve affrontare, ma naturalmente ci sono anche altre questioni importanti da considerare.
Ecolò: Quindi, se tu dovessi scrivere un programma elettorale per Firenze, quali sono le tre principali direzioni di cambiamento che proporresti?
ChatGPT: Se dovessi scrivere un programma elettorale per Firenze, le tre principali direzioni di cambiamento che proporrei sarebbero le seguenti:
Ecolò: Sai che alcune forze politiche propongono di ampliare l’aeroporto di Firenze nei loro programmi elettorali? Noi siamo nettamente contrari a questa ipotesi che pensiamo aggraverebbe il problema del sovra-sfruttamento turistico e ci allontanerebbe dagli obiettivi di decarbonizzazione che ci indicano di guardare a mezzi di trasporto più puliti dell’aereo. Tu cosa ne pensi?
ChatGPT: Sì, alcune forze politiche propongono di ampliare l’aeroporto di Firenze nei loro programmi elettorali. Tuttavia, l’ampliamento dell’aeroporto potrebbe comportare un aumento del traffico aereo e delle emissioni di gas serra, che potrebbero aggravare il problema del sovrasfruttamento turistico e allontanare gli obiettivi di decarbonizzazione. È importante considerare gli impatti a lungo termine e valutare le alternative sostenibili al trasporto aereo
Ecolò: Riguardo all’uso dei trasporti pubblici pensi che renderli gratuiti possa essere un modo efficace per ridurre la congestione e abbattere l’inquinamento in città?
ChatGPT: Sì, l’idea di rendere i trasporti pubblici gratuiti potrebbe essere un modo efficace per incentivare l’uso del trasporto pubblico e ridurre la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico, ma potrebbe comportare anche alcuni svantaggi come l’aumento dei costi per la città e il sovraffollamento dei mezzi di trasporto pubblico.
Ecolò: Riguardo al sovraffollamento turistico ci sono possibilità di limitarlo, in particolare di limitare la crescente tendenza ad affittare tramite portali internet per periodi brevi?
ChatGPT: Sì, esistono diverse politiche che le autorità locali possono adottare per limitare il sovraffollamento turistico e la tendenza ad affittare appartamenti a breve termine tramite portali Internet come Airbnb. Queste politiche includono la regolamentazione degli affitti a breve termine, l’introduzione di tasse sugli affitti a breve termine, la promozione di alternative sostenibili al turismo di massa, la collaborazione con le piattaforme di affitto a breve termine e la sensibilizzazione dei residenti sulla necessità di limitare gli affitti a breve termine. Tuttavia, le opzioni disponibili possono variare a seconda delle leggi nazionali e del contesto locale.
Ecolò: Quindi, in un comune italiano, quale sarebbe la prima decisione da prendere per limitare il problema?
ChatGPT: La prima decisione da prendere per limitare il problema del sovraffollamento turistico in un comune italiano dipende dalle specifiche esigenze del comune. Tuttavia, una soluzione comune potrebbe essere quella di regolamentare gli affitti a breve termine tramite l’introduzione di normative locali e l’obbligo di registrazione degli affitti con le autorità locali. Inoltre, le autorità potrebbero collaborare con le piattaforme di affitto a breve termine per garantire la conformità alle normative locali e per promuovere un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Infine, potrebbe essere utile sensibilizzare i residenti sulla necessità di limitare gli affitti a breve termine e di promuovere un approccio più sostenibile al turismo.
Ecolò: Nelle tue risposte l’accento va spesso su questioni ambientali. Vuoi parlarmi ora di problemi sociali che pensi ci siano a Firenze?
ChatGPT: Certamente, Firenze, come molte altre città, affronta diverse problematiche sociali che riguardano la qualità della vita dei suoi cittadini. Alcune delle principali problematiche sociali a Firenze includono:
Ecolò: Il primo punto nel tuo elenco riguarda le diseguaglianze economiche. sai che la tassazione dei redditi in Italia è prevalentamente definita dalle norme nazionali, d’altra parte il comune ha facoltà di imporre un’addizionale Irpef che arriva fino allo 0.8%. Firenze ha deciso di imporre un’imposta piatta allo 0.2%, sopra una certa soglia di esenzione, i fiorentini pagano una addizionale non progressiva quindi, che non aiuta a ridurre la disuguagliza. Rimodularla, facendo pagare una percentuale più alta ai percettori di redditi più alti ed investire il gettito in servizi essenziali potrebbe essere una buona idea per ridurre la disuguaglianza.
ChatGPT: Sì, hai ragione nel sottolineare che le norme nazionali definiscono prevalentemente la tassazione dei redditi in Italia. Tuttavia, i comuni hanno la facoltà di imporre un’addizionale Irpef fino allo 0.8%, come hai detto. L’imposizione di un’addizionale progressiva potrebbe essere una soluzione per ridurre le disuguaglianze economiche a Firenze, aumentando la tassazione per i percettori di redditi più alti e investendo il gettito in servizi essenziali per i cittadini. Questo potrebbe aiutare a ridurre la pressione fiscale sui cittadini a basso reddito e promuovere una maggiore equità fiscale. Tuttavia, la modifica dell’imposta locale richiederebbe un’analisi attenta e una pianificazione accurata per evitare effetti indesiderati sulla competitività del comune e sulla sua capacità di attirare investimenti.
Ecolò: Il tuo riferimento alla competitività è interessante, pensi che qualcuno potrebbe spostare la sua residenza da Firenze ad altrove per un aumento dell’addizionale dal 0.2 al 0.8% per la parte del reddito eccedente i 100 mila euro ad esempio? Si tratterebbe di un esborso di 600 euro per un percettore di 100 mila!
ChatGPT: È possibile che un aumento dell’addizionale Irpef dal 0.2% all’0.8% per la parte di reddito eccedente i 100.000 euro possa influenzare le scelte di residenza dei cittadini ad alto reddito, ma la variazione sarebbe probabilmente troppo piccola per avere un impatto significativo. Tuttavia, la decisione di aumentare l’addizionale Irpef dovrebbe essere valutata attentamente, tenendo conto degli effetti sulla competitività del comune e sulla possibilità di promuovere una maggiore equità fiscale.
Ecolò: Ora vorrei parlarti dello stadio. A Firenze c’è uno stadio storico, costruito 100 anni fa e tutelato come bene artistico di valore, il Comune ha un progetto di restyling e ammodernamento che però recentemente ha dei problemi di finanziamento perché una parte ingente dei fondi previsti è venuta meno. D’altra parte la proprietà della squadra di calcio che gioca nello stadio, la Fiorentina, ha proposto di costruire un impianto nuovo, fuori dalla città, a condizione che sia autorizzata a prevedere all’interno del progetto una serie di altri spazi funzionali a rendere redditizia l’operazione. Sarebbe preferibile proseguire nella strada del recupero e ammodernamento dell’impianto esistente o abbandonarlo per un progetto finanziato da privati ma costruito in altro luogo e secondo le esigenze della proprietà?
ChatGPT: La decisione tra il recupero e l’ammodernamento dello stadio esistente o la costruzione di un nuovo impianto fuori città dipende da molti fattori, tra cui la disponibilità di finanziamenti, le esigenze della squadra di calcio e la volontà della comunità locale.
Da un lato, il recupero e l’ammodernamento dello stadio esistente potrebbe rappresentare un’opzione preferibile dal punto di vista storico e culturale, in quanto preserva il patrimonio artistico e offre un luogo di incontro per la comunità locale. Inoltre, potrebbe essere possibile finanziare il progetto attraverso fondi pubblici o privati, senza dover costruire un nuovo impianto.
Dall’altro lato, la costruzione di un nuovo impianto fuori città potrebbe essere più conveniente dal punto di vista finanziario, in quanto potrebbe essere finanziato da privati e potrebbe includere spazi funzionali aggiuntivi per rendere l’operazione più redditizia. Tuttavia, potrebbe essere necessario investire in nuove infrastrutture per garantire l’accessibilità dell’impianto e potrebbe rappresentare un cambiamento significativo per la comunità locale, che potrebbe perdere un’importanteluogo di incontro e di identità culturale.
In ogni caso, la decisione dovrebbe essere presa dopo un’attenta valutazione dei pro e contro di entrambe le opzioni, coinvolgendo i rappresentanti della comunità locale e delle autorità competenti. In particolare, dovrebbe essere considerata la possibilità di integrare gli spazi funzionali aggiuntivi all’interno del progetto di recupero e ammodernamento dello stadio esistente, se possibile, per garantire la sostenibilità economica dell’operazione senza dover costruire un nuovo impianto.
Ecolò: Da come rispondi alle mie domande mi pare proprio che tu sia un’ecologista convinta!
ChatGPT: Come assistente virtuale, non ho opinioni personali o preferenze politiche, ma cerco di fornire risposte imparziali e obiettive alle domande che mi vengono poste. Ho cercato di fornire risposte complete e informate alle tue domande, basate sulle conoscenze che ho acquisito attraverso il mio addestramento e la mia programmazione. Se hai altre domande o dubbi, sarò lieta di aiutarti.
Ecolò: OK, intendevo dire che le tue risposte sono coerenti con una visione che mette la necessità di una transizione ecologica giusta al centro dell’azione politica
ChatGPT: Sì, come assistente virtuale basato su una tecnologia di intelligenza artificiale, sono programmata per restituire informazioni accurate e basate sui fatti. Tuttavia, l’importanza di una transizione ecologica giusta e sostenibile è un tema ampiamente discusso e riconosciuto in tutto il mondo, e le mie risposte possono riflettere questa consapevolezza. La transizione ecologica rappresenta una sfida globale importante e richiede un impegno condiviso per riuscire ad affrontare le sfide ambientali e sociali che il nostro pianeta sta affrontando.
Ecolò: che titolo daresti a un programma elettorale per proporre questi cambiamenti ai fiorentini?
ChatGPT: Un possibile titolo per un programma elettorale che mira a promuovere questi cambiamenti potrebbe essere “Firenze Sostenibile: una città per tutti“. Questo titolo potrebbe sottolineare l’importanza di una transizione ecologica sostenibile e giusta per la città, che sia in grado di rispondere alle esigenze di tutti i suoi cittadini, garantendo la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. In questo modo, il programma elettorale potrebbe presentarsi come un’opzione equilibrata e integrata per affrontare le sfide attuali e promuovere un futuro sostenibile per la città.
Ecolò: grazie!
ChatGPT: Prego, sono sempre a disposizione per qualsiasi altra domanda o chiarimento.
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(*) Nota bene: le rispste sono fedelmente quelle fornite da ChatGPT, solo in alcuni casi, quando la risposta era troppo lunga, abbiamo ripetuto la domanda chiedendo una risposta “più succinta” e la risposta trascritta è quella più breve. Le immagini dell’articolo sono anche state create con l’intelligenza artificiale DreamAI.
Il Tirreno ha pubblicato un reportage sul consumo di suolo nella Piana fiorentina. Un approfondimento meritorio da cui emerge un quadro preoccupante. Ma la classifica comparsa sulle pagine del quotidiano lo scorso lunedì 21 novembre fa apparire troppo virtuosi comuni, come quello di Firenze, che pur avendo un territorio già saturo a inizio anni 2000 hanno continuato a costruire in questi anni.
La percentuale riportata da Il Tirreno fa riferimento agli ettari costruiti in più oltre a quelli consumati fino al 2006. In una classifica del genere un comune con 99 ettari su 100 di superficie consumata nel 2006, che avesse consumato anche l’ultimo ettaro disponibile, esaurendo completamente il suo territorio, con un consumo del 100%, risulterebbe più virtuoso del comune di Scandici che, seppur ha consumato 17 ettari di terreno negli ultimi 15 anni, ha un consumo totale di suolo attorno al 25%.
Secondo noi il modo corretto di rappresentare il problema è un altro.
In primo luogo bisogna chiederci in che misura i comuni si sono allontanati dalla prospettiva di consumo zero di suolo. Cioè quanti ettari sono stati consumati in più. Purtroppo il trend è di un maggior consumo di suolo per tutti (quinta colonna della tabella). In secondo luogo occorre domandarci quale percentuale del suolo non ancora consumato nel 2006 è stato sottratto alle sue funzioni ecosistemiche.
Il grafico sotto riporta i valori per comune, mettendo a confronto la misura riportata da Il Tirreno (in blu) con la misura del consumo percentuale di suolo libero (in verde).
Come si inverte il trend? Secondo Ecolo’ è inevitabile, con l’evolvere di un sistema sociale ed economico, che emergano esigenze di consumo di suolo. Nuove scuole, nuove insfrastrutture per il trasporto, nuove esigenze per abitazioni e produzione. Per questo motivo le amministrazione dovrebbero adottare un piano di rinaturalizzazione e ricomplessizzazione ecologica di aree all’interno dei propri territori che riportino in attivo il conto del suolo riguadagnato alle sue funzioni naturali.
Troppo spesso la strategia di riduzione di consumo di suolo è vissuta come una resistenza alla tendenza divoratrice del mercato. Dobbiamo portare nelle istituzione una visione che ribalta la logica e che vede nelle rinaturalizzazione di parte del territorio all’interno delle città un obiettivo strategico fondamentale. Per il pianeta, per la persone che lo abitano.
Come riportato nel dossier ISPRA 2021 ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – Edizione 2021’, in Italia nel solo anno 2020 nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56.7 kmq, in media quindi 15 ettari al giorno. Il nostro paese perde quasi 2 mq di suolo ogni secondo. La crescita delle superfici artificiali è solo in parte ricompensata dalla ricostituzione e dal ripristino di aree naturali, che si attesta attualmente intorno a soli 5 kmq all’anno. Dobbiamo quindi da una parte ridurre drasticamente il nuovo consumo di suolo, fino ad azzerarlo, e dall’altra far crescere il recupero e la ricreazione di spazi e territori naturali. Purtroppo, nonostante tanti proclami e nonostante indicazioni forti in tal senso anche dalle Istituzioni internazionali (le Nazioni Unite hanno intitolato il decennio 2021-2030 come Decade on Ecosystem Restoration per sottolineare la necessità e l’urgenza di un’azione su questo piano), i segnali positivi continuano ad essere pochi.
Qualsiasi studio e previsione attuale indica che con un riscaldamento globale di 1,5°C, nei prossimi due decenni il mondo affronterà conseguenze disastrose. Anche il superamento temporaneo di questo livello di riscaldamento sta provocando gravi impatti, alcuni dei quali irreversibili.
Oggi siamo già costretti a subire i cambiamenti climatici, come se il pianeta ci stesse dando uno schiaffo per ricordarci in che direzione lo stiamo obbligando ad andare. L’attuale stato di siccità è il semplice risultato del nuovo “equilibrio” al quale ci dovremo abituare a meno di una rapida e rivoluzionaria inversione di tendenza.[1]
Affrontando i 40 gradi a Firenze di questi giorni è bastato sporgersi da un muretto per fotografare la morte di un ecosistema. La natura non può far altro che semplificarsi con tutti i danni che questo fenomeno comporta. Lo sforzo mentale necessario in questa fase è riuscire a vedere in qualsiasi bene con cui interagiamo una risorsa: il sole, il vento, i rifiuti ancora capaci di contenere beni riutilizzabili fino al singolo litro d’acqua trattenuto prima di essere drenato dal sistema fognario.
In attesa di un coraggio in materia di cambiamenti climatici ancora latitante nella politica locale, nazionale e internazionale, c’è sempre la possibilità di minimizzare il proprio impatto sul pianeta. Dato che siamo in una fase di calamità naturale dovuta alla siccità una proposta semplice e che se adottata in modo esteso può avere un grande impatto sul territorio è il recupero dell’acqua piovana.
Recupero dell’acqua piovana
Gli impianti per raccogliere e conservare le acque piovane, ad esempio provenienti dai pluviali delle abitazioni civili, consentono di avere una fonte d’acqua altrimenti dispersa. Bisogna considerare infatti che le acque meteoriche sono una risorsa che una volta cadute su una superficie impermeabilizzata si trasformano in un problema da allontanare dai centri abitati, perdendo così la possibilità di ricaricare le falde acquifere e andando a generare un rischio idraulico.
Il funzionamento dei sistemi di recupero di acqua piovana per una civile abitazione è molto semplice ed avviene tramite serbatoi fino ad alcune migliaia di litri collegati ai pluviali dell’edificio e dotati di sistemi di filtraggio, facili da manutenere. Con un sistema a gravità o tramite pompaggio si alimenta direttamente l’irrigazione del verde, il wc del bagno, gli impianti di casa etc utilizzando una risorsa (priva di cloro) che preserverebbe l’acqua del rubinetto, frutto invece di un processo di potabilizzazione andato sprecato.
Recuperare l’acqua conviene?
E’ possibile valutare la piovosità per la quale sia più o meno conveniente l’investimento necessario al recupero dell’acqua piovana, ma in realtà il fenomeno dei cambiamenti climatici fa perdere di significato alle serie storiche precedenti e si attesta su quelle degli eventi estremi. Soprattutto l’ottica del recupero non è solo il vantaggio economico bensì il contributo alla mitigazione dei fenomeni, non quantificabile e necessario.
Si può fare?
Installare sistemi di recupero non è solo possibile ma è in qualche modo suggerito dalla legge. A livello normativo (legge 244/2007) il permesso a costruire è vincolato anche a caratteristiche di risparmio idrico, seppur non tutte le Regioni abbiano ancora recepito le modalità di applicazione della norma e spesso sia demandato ai singoli regolamenti urbanistici. Ma è la modifica dell’esistente che potrebbe avere numeri capaci di impattare sulla risorsa idrica.
Numeri?
In Italia ci sono 12 milioni circa di edifici residenziali abitati in media da più di 4 persone (fonte Istat), di cui circa la metà di tipo indipendente o semi-indipendente (fonte Eurostat). Per ciascun abitante la dotazione idrica giornaliera è stimata in 150 litri/giorno, di cui la metà sostituibile da acque piovane.
Se i regolamenti urbanistici imponessero la raccolta delle acque meteoriche a questa tipologia di edifici avremmo serbatoi diffusi sul territorio capaci di trattenere e riusare più di 500 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Indipendentemente dal risparmio economico sarebbe una misura di mitigazione capace di rispondere alle siccità a cui andremo incontro.
Esistono incentivi?
In ultima analisi quali sono gli aiuti economici attuali per installare un sistema di recupero delle acqua? Rispetto ad altri incentivi fiscali legata alla casa (facciate, sismica e risparmio energetico) per il recupero dell’acqua ci sono incentivi decisamente meno consistenti. Al momento è possibile usufruire del“bonus verde” per il 2022, come agevolazione fiscale per gli interventi straordinari di sistemazione di terrazzi, giardini e aree scoperte di pertinenza compresi gli interventi realizzati nei condomini. La detrazione massima è di 1.800 euro.
E’ chiaro che si tratta di un incentivo insufficiente l’urgenza dovuta all’insostenibilità ambientale dell’utilizzo di acqua richiederebbe soluzioni di recupero obbligate dall’Amministrazione e finanziate quasi interamente.
Di seguito la foto di un intervento di recupero delle acque piovane eseguito da un socio di Ecolò, per un riutilizzo di 60 l/giorno, una cisterna da 5000 litri e un costo totale di circa 3000 euro.
[1] Per approfondimenti si rimanda alla pagina IPCC Italia che ospita il Sesto rapporto di valutazione dell’IPCC su risorse idriche e siccità